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Quel che più colpisce nelle discussioni parlamentari su BancaStato è il modo in cui si concludono. I partiti che governano questo paese, i partiti che siedono con i propri rappresentanti nel consiglio di amministrazione della banca, concludono sempre – o quasi – questa discussione approvando i conti di BancaStato e concludendo che, tutto sommato, le cose vanno bene.

 

A rendere felici costoro sono i risultati contabili di BancaStato che, negli ultimi anni, hanno permesso al Cantone di incassare contributi importanti: anche quest’anno sarà così.

Il loro  ragionamento  è uguale a quello che potrebbe fare qualsiasi normale azionista che si vede remunerato, con un lauto dividendo, per il proprio  investimento. Finché questo dividendo arriva, magari anche aumentato di anno in anno, non vi è ragione di preoccuparsi.

Lo Stato, proprietario di BancaStato, si comporta allo stesso modo. In fondo poco importa che cosa realmente faccia la banca a favore dell’economia del cantone. Poco importa se nei fatti e non solo a parole svolge un ruolo pubblico; poco importa se la sua specificità di banca “pubblica” venga effettivamente realizzata.

 

Se solo provassimo a porci la semplice domanda, relativa alla definizione del ruolo di «banca pubblica» di BancaStato avremmo difficoltà a rispondere. In  effetti che sarebbe oggi in grado di dire con precisione in cosa consista la specificità di BancaStato come «banca pubblica»?

Forse quella di portare un contributo all’economia cantonale, come pomposamente si ama ripetere? Ma questo lo fanno anche altre banche, assai simili a BancaStato (penso, ad esempio a banche come Migros o Raiffeisen, ma anche, potremmo aggiungere, a tutto il sistema bancario) ; oppure quello di fornire ipoteche a condizioni più favorevoli delle altre banche? Su questo tema, per amor di banca, è meglio stendere un vero pietoso: ogni confronto vedrebbe BancaStato perdente. O, ancora, fornire credito agli enti pubblici a condizioni vantaggiose? Non è più così da moltissimo tempo e il rapporto della commissione va in estasi di  fronte ad una, leggiamo, “esposizione creditizia nei confronti dell’Ente pubblico che ha fatto registrare una crescita dell’1.8% in contrapposizione a una diminuzione media, negli ultimi anni, degli investimenti (Comuni e Cantone) del 2.2%”. Ci si accontenta veramente di poco!

 

Ed allora, in cosa consiste questo mitico “mandato pubblico” di BancaStato, cosa la differenzia dalle altre banche se non il fatto di essere proprietà dello Stato e di operare protetta dalla sua garanzia? Abbiamo visto che la proprietà pubblica non è per nulla sinonimo di una politica che metta in vanti il ruolo di servizio pubblico: la triste evoluzione, da questo punto di vista, di aziende come La Posta (che non è nemmeno, formalmente, una SA) è lì a dimostrarcelo.

 

Il problema è che il ruolo pubblico di BancaStato, quella specificità che la rende “pubblica”, cioè diversa dalle altre banche e che giustifica che essa sia uno strumento in mano allo Stato, non solo è da definire, ma tutta da inventare. E questo sarà possibile solo attraverso una discussione pubblica, mancata al momento della discussione sulla nuova legge nel 2003. Una discussione che dovrà sul serio mettere al centro le strategie di BancaStato  che le permettano sul serio di dare un contributo specifico, da banca «pubblica», allo sviluppo economico, sociale ed ambientale del Cantone.

 

Certo oggi la banca non svolge assolutamente questo ruolo, tutta concentrata sulla sua redditività (per altro tutt’altro che eccezionale: i confronti intercantonali – valgano quel che valgano – continuano ad essere impietosi!) e su una linea di connivenza attiva con i partiti di governo.

 

A questo proposito val la pena citare le frasi finali del rapporto della commissione della gestione, altamente significative della totale insensatezza dell’atteggiamento dei partiti che lo hanno firmato (e che sostengono – di fatto – la politica e la conduzione di BancaStato). Le citiamo: “Certamente le strategie di private banking in sintonia con Axion SWISS Bank vanno affinate e riparametrate e il marketing dovrà essere più aggressivo, ma in complesso si può affermare che siamo confrontati con una Banca in buona salute anche se un po’ assopita”.

L’acquisto di AxionBank sul quale il Parlamento si è fatto prendere per i fondelli  è ormai digerito e suggerisce amenità come quelle relative la “marketing aggressivo” o all”affinamento” e al “riparametramento” delle strategie. Vere e è proprie scemenze: stiamo parlando di strategie nel private banking, strategie che tutta la piazza finanziaria ticinese cerca di definire, praticamente ex-novo, in maniera del tutto balbettante: ammesso che tali strategie siano chiare e che esistano. La nostro commissione della gestione ci viene a dire che i geni di BancaStato nel privatebanking devono solo mettere a posto due o tre cosette e dopo tutto sarà sistemato! Come diceva qualcuno: ma fateci il piacere!

Lo ripetiamo, ancora una volta, perché sia chiaro: la vicenda AxionBank è una bomba ad orologeria e scoppierà, primo o poi, tra le mani di BancaStato e tra quelle di governo e Parlamento che nulla hanno fatto (come potevano) per impedire che questa sciagurata operazione venisse effettuata.

Ma, permetteteci, un’altra piccola aggiunta. Il rapporto conclude con un’affermazione che ci pare una vera e propria anticipazione del Carnevale. BancaStato, leggiamo, sarebbe “una banca in buona salute anche se un po’ assopita”.

Ma come? ci chiediamo; il Cantone sprofonda in una crisi senza precedenti, tutti sono svegli e vigili per cercare di sollevarne le sorti e la banca cantonale, che dovrebbe – sulla carta – dare un contributo importante a questo rilancio cosa fa? Si è addormentata, si è assopita, forse occupata in cosa ben diverse che le sorti dell’economica del cantone.