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belgio2Nella storia sociale e politica del Belgio, il 1° Maggio 2012 sarà forse da segnare con una pietruzza bianca. Infatti, quel giorno, i dirigenti della [Sezione] regionale di Charleroi del sindacato FGTB – la seconda del paese, 102.000 tesserate/i – troncavano pubblicamente con il partito socialdemocratico e chiamavano ad unire la sinistra nella prospettiva di una nuova forza politica, ampia, anticapitalista, a sinistra del PS e dei Verdi.

Un fulmine a ciel sereno senza precedenti… e non senza seguiti.

Di solito, i discorsi del 1° Maggio in Belgio sono senza sorprese, ma come ogni regola, anche questa conosce eccezioni. Il 1° Maggio, a Charleroi, Daniel Piron, il segretario regionale interprofessionale della FGTB, ha gettato un grosso sasso nello stagno. Davanti a padroni socialdemocratici sconvolti e furibondi, e alla presenza di centinaia di sindacalisti entusiastici, Piron ha effettivamente pronunciato una requisitoria contro la politica di austerità alla quale il PS collabora ininterrottamente da 25 anni(1). Tuttavia, l’aspetto più spettacolare del discorso non era la denuncia del ruolo nefasto della socialdemocrazia nei governi di coalizione con la destra, bensì la richiesta esplicita di costruire un’alternativa politica anticapitalistica, con un raggruppamento a sinistra del PS e del partito Ecolo (2).
Coloro che hanno creduto a una sparata individuale e senza conseguenze, o a una manovra per ridare lustro alla FGTB nel quadro delle elezioni sindacali vicinissime, ne saranno rimasti delusi. Non solo il responsabile sindacale di Charleroi ha reiterato la sua richiesta un anno dopo, a nome di tutte le centrali professionali della sua regione, ma inoltre, nel frattempo, lui e i suoi compagni sono passati all’azione. In due direzioni: da una parte il dibattito in seno al movimento sindacale e di sinistra in generale, e dall’altra l’incitazione all’unione politica delle forze di sinistra.

 

Una larga eco
Dire che la richiesta di Daniel Piron e dei suoi compagni ha ricevuto una larga eco fra i sindacalisti è dire poco. Certo, le frazioni dell’apparato FGTB legate al PS e alla linea del « male minore »si sono astenute da ogni commento pubblico, ma invece parecchi responsabili sindacali di sinistra si sono espressi apertamente. Non tutti condividono interamente le conclusioni dei loro compagni di Charleroi, ma che la politica del PS abbia un carattere neoliberista è un giudizio ampiamente condiviso. Nei suoi editoriali, il presidente della centrale francofona dei metalmeccanici FGTB (67.000 tesserate/i) (3), Nico Cue si è fatto una specialità nel denunciare tale politica e il cambiamento di regime che l’accompagna. Nel corso del dibattito pubblico con Daniel Piron, nei locali della FGTB di Liegi, Cue ha confermato che il movimento sindacale «ha un enorme bisogno di un’alternativa politica di sinistra, una vera alternativa anticapitalista». Ha pure aggiunto: «Le organizzazioni di sinistra dovrebbero superare le loro divisioni» (4)
Stessa campana da parte di Daniel Richard, segretario interprofessionale della sezione regionale di Verviers della FGTB:

«E’ il ruolo del sindacato, ed anche la sua ragione di essere, non soltanto difendere i lavoratori sul terreno delle imprese, ma anche imporre un’altra politica(…) Penso che sia necessaria avere, alla sinistra del PS e di Ėcolo, una forza politica più importante, meglio strutturata, più credibile ed unitaria di quanto esista attualmente. Ed auspico un fronte di sinistra, che condivida per esempio il programma di rivendicazione della FGTB vallone e se ne faccia carico, sul terreno politico,»5
Il sostegno più esplicito è arrivato dal segretario generale della … Confederazione dei sindacati cristiani (CSC), la centrale nazionale degli impiegati (CNE, 160.000 tesserate/i). Conosciuto per le sue prese di posizione antiliberiste e specialmente per il suo impegno nel Controvertice europeo, Felipe Van Keirsbilck ha confidato a La Gauche che si sente «assolutamente d’accordo con ciò che credo siano i due fondamenti di questo richiamo della FGTB di Charleroi. (…) Da una parte, (…) pur senza avere rapporti partigiani, alla CNE siamo completamente d’accordo nel dire che i sindacati hanno bisogno di un’espressone politica». Dall’altra, «è chiaro che ci vuole una forza politica di sinistra (…) che sia abbastanza radicale per fronteggiare la situazione. (…) La radicalità delle politiche di austerità fa sì che abbiamo bisogno di un partito politico pronto a fronteggiare la Troika, i dogmi liberisti, il pensiero unico, la politica della Commissione europea che è al servizio esclusivo del capitale e della distruzione delle conquiste sociali» (6)

Dalla parola alle azioni
«Se non andate verso ciò che volete, non lo avrete mai; se non chiedete, la risposta sarà sempre no; se non fate nessun passo avanti, resterete sempre nello stesso posto». Ciò che distingue i sindacalisti FGTB di Charleroi, è che essi seguono queste tre semplici regole, pertinenti sia in politica che nell’amore. Passate le elezioni sindacali e municipali, hanno convocato tutte le organizzazioni politiche a sinistra del PS e di Ėcolo a un primo incontro nel gennaio 2013. Una rappresentante della CNE si è unita all’incontro, su mandato del suo sindacato. È stato fondato un comitato di sostegno all’appello del 1° maggio 2012. (7) Nel corso degli incontri è emerso un primo progetto concreto: organizzare a Charleroi, un anno dopo, una giornata di lotta e di dibattito sulla necessità di un’alternativa politica.
Così è stato. Il 27 aprile 2013, 400 persone hanno risposto all’invito lanciato congiuntamente dalla FGTB di Charleroi, la CNE e il comitato di sostegno. Il testo diffuso nell’occasione diceva in particolare:
«Questo sistema non può essere riformato. Deve sparire. Ma limitarsi ad affermarlo non basta. Bisogna anche darsi i mezzi e lo strumento politico per concretizzare il nostro obiettivo. Uno strumento politico di tipo nuovo che mette assieme le resistenze sociali, se ne nutre e le rafforza: è quello che bisogna costruire per ridare speranza al mondo del lavoro. Alcuni pensano che sarebbe possibile “pesare” sul PS ed Ėcolo in modo che (ri)diventino partiti di sinistra. È un’illusione. Noi preferiamo invitare i militanti di sinistra del PS e di Ėcolo a raggiungerci per costruire insieme un’alternativa. (…) La nostra ambizione non è di venire a patti e di diluirci nel potere. È di opporci fino al momento in cui potremo imporre un’alternativa degna di questo nome».
I dibattiti sono stati avviati dai rappresentanti delle due organizzazioni, Daniel Piron e Isabelle Wanschoor. Militanti di base hanno poi testimoniato delle devastazioni dell’austerità tra i ferrovieri, gli educatori sociali, i disoccupati … Alla fine, Daniel Piron ha letto i messaggi di sostegno ricevuti da Pierre Laurent (Partito delle Sinistra Europea, Olivier Besancenot (Nuovo Partito Anticapitalista, Francia), e del regista Ken Loach («Avete ragione, abbiamo bisogno di partiti nuovi»). Le/I partecipanti si sono poi riunite/i in gruppi di lavoro per scambiare, in un’atmosfera molto costruttiva, i loro punti di vista sui terreni abbandonati dalla sinistra e sulle prospettive di lavoro da adottare. In conclusione della giornata, queste sono state così sintetizzate dagli organizzatori: allargare l’iniziativa, incontrare le iniziative simili fuori dal Belgio, andare verso le associazioni, il mondo culturale ed accademico, e soprattutto verso «tutte/i quelle e quelli che oggi soffrono». Il comitato di sostegno è stato incaricato di elaborare un piano di iniziative, ma anche un piano di urgenza anticapitalista, da sottoporre a un prossimo incontro. (8)

Senza precedenti
Si sarà dovuta attendere questa giornata del 27 aprile 2013 perché i grandi media e i commentatori cominciassero infine a prendere sul serio la faccenda. Bisogna dire a loro discolpa che l’iniziativa della FGTB di Charleroi è senza prece denti. Il movimento operaio belga si caratterizza per l’esistenza di sindacati di massa (più di due milioni di iscritte/i) che lasciano il monopolio dell’espressione politica ai loro «amici» socialdemocratici o democristiani . Questa divisione dei compiti e la scarsa politicizzazione che ne deriva sono risultati della storia. Nel 1898, l’antenata della FGTB è stata creata come «Commissione sindacale» del partito socialdemocratico. Dopo lo sciopero generale del 1936, la Commissione sindacale ha ceduto il posto alla Confederazione generale del lavoro del Belgio (CGTB), i cui iscritti erano automaticamente membri del Partito. L’influenza della socialdemocrazia si è indebolita durante l’occupazione nazista, avendo, il presidente del POB, De Man, preso posizione per l’Ordine nuovo. Nel 1945, la CGTB è stata spinta a fondersi con organizzazioni uscita dalla clandestinità, dando vita alla FGTB. Questa è formalmente indipendente dal PS ma i suoi responsabili sono presenti come osservatori nell’ufficio del Partito, e questo controlla l’Action Commune Socialiste che, dal 1949, raggruppa tutte le organizzazioni sociali del «pilastro socialista». (9)
Non è la prima volta che settori sindacali rompono con la socialdemocrazia. André Renard, dirigente dei metallurgici di Liegi, lo aveva fatto dopo lo sciopero del 1960-61. Ma Renard non era andato fino in fondo: aveva solo creato un movimento ibrido, né partito, né sindacato (il Mouvement populaire wallon), che inoltre aveva spinto sul binario morto di una lotta per il federalismo priva di rivendicazioni anticapitaliste, cosicché la sua esistenza fu effimera. Con l’appello della FGTB di Charleroi, è la prima volta che istanze sindacali a un tale livello di responsabilità si impegnano a favorire l’emergere di un’alternativa politica, e bisogna precisare che lo fanno in un rifiuto esplicito del «ripiegamento vallone». Questo sviluppo è dunque qualitativo e di una grande importanza. Molti fattori contribuiscono a spiegarlo.

Perché lì, perché adesso?
Prima conviene menzionare alcune specificità locali. Ne svilupperemo due, che sono legate. La prima: il PS di Charleroi è stato divorato fino al midollo dalla corruzione, a tal punto che un borgomastro e parecchi vice borgomastri (sindaco e assessori comunali) sono finiti dietro alle sbarre. La seconda: la socialdemocrazia ha progressivamente perso la capacità di controllare il sindacato. Quando la vecchia direzione sindacale, tradizionalmente molto di destra, è stata raggiunta dal limite d’età, una nuova generazione di quadri sindacali si è ritrovata, quasi in contemporanea, ai comandi delle centrali professionali e dell’interprofessionale. Nata dalla base, questa generazione è stata segnata da una serie di conflitti verifiche: la lotta dei siderurgici di Clabecq contro la chiusura, il lungo sciopero dei vetrai della AGC contro i tagli all’occupazione (sciopero denunciato dal PS come «una macchia» per la Vallonia), i movimenti di resistenza contro la politica liberista nel settore pubblico, specialmente nelle ferrovie. Si è formata una squadra, che ha imparato degli insegnamenti da queste esperienze, specialmente per quanto concerne le relazioni con la socialdemocrazia: nel maggio del 2010, la FGTB di Charleroi organizzava un congresso di orientamento politico, durante il quale decideva di mantenere d’ora in poi legami regolari con tutte le organizzazioni democratiche di sinistra. Da allora non partecipa più all’Azione comune socialista ed organizza ogni anno la propria manifestazione del 1°Maggio.
Francia, Grecia, Spagna: la congiuntura internazionale ha suggerito delle idee ai sindacalisti di Charleroi. Nel discorso del 1°Maggio 2012, Daniel Piron aveva citato l’esempio del Front de Gauche francese.

«Sì, ci ha ispirati l’esempio del Front de Gauche in Francia. Sì, ha portato ai nostri militanti uno straordinario soffio di speranza. Sì, ci riconosciamo nell’essenziale del programma diffuso da Mélenchon». All’epoca, la campagna presidenziale di Jean-Luc Mélenchon destava l’entusiasmo di numerosi sindacalisti valloni. Parecchie centinaia fra loro, specialmente numerosi quelli di Charleroi, avevano fatto il viaggio fino a Lille per partecipare al suo comizio, il 27 marzo 2012. I toni generali della campagna del Front de Gauche e il suo programma sembravano in armonia con le speranze di un’alternativa pure in Belgio. Nel discorso, il segretario regionale di Charleroi della FGTB moderava però il suo appoggio:

«Non è però esatto che desideriamo un copia-incolla per il Belgio. Inoltre siamo preoccupati per il sostegno di Mélenchon alla formazione uscita recentemente dalle elucubrazioni di un Bernard Wesphael che divide ancora di più la sinistra e tutto ciò senza nessuna base anticapitalista» (10)
Questa denuncia spiegherebbe perché Jean-Luc Mélenchon non ha risposto all’invito della FGTB di Charleroi di organizzare assieme un comizio nel quadro delle elezioni comunali?
Ma il motivo fondamentale della radicalizzazione sindacale è l’esaurimento dei margini di manovra della socialdemocrazia. Il PS e il suo omologo fiammingo l’Sp.a partecipano dal 1987 a tutti i governi di coalizione con la destra. E’ ovvio che la politica di questi governi è liberista. I dirigenti socialdemocratici spiegano che la loro partecipazione permette di limitare i danni, anzi di fare accettare alcune richieste sindacali; ma questo discorso non è più credibile, specialmente perché il PS non nasconde l’ostilità alle mobilitazioni, alle manifestazioni e agli scioperi che la FGTB organizza per ostacolare il patronato e far pressione sul governo. Pertanto Daniel Piron è stato fortemente applaudito, il 1°Maggio 2012, quando ha lanciato:«Oggi, compagni del PS, la politica del minor male non è più accettata dai nostri militanti. La frase magica “sarebbe peggio senza di noi ” offende la loro intelligenza.»

 

Regressione sociale
Dalla formazione dell’attuale governo, guidato da Elio Di Rupo, l’offesa non ha smesso di crescere. Il Belgio non aveva più conosciuto un Primo Ministro socialista dal brevissimo intermezzo (sei mesi) del governo Leburton nel 1974. Sono stati costretti a ricredersi i sindacalisti che credevano davvero che il PS faceva il massimo nel quadro di coalizioni dove non aveva le carte migliori, e che speravano quindi che una squadra guidata da un «socialista» avrebbe permesso di ottenere un certo numero di progressi. Perché, fin dalla formazione, il governo Di Rupo mena a briglia sciolta una vasta offensiva di regressione sociale che mira da una parte a riassorbire la fattura del salvataggio delle banche e dall’altra a legare l’economia belga alla competitività tedesca.
Blocco degli stipendi imposto per legge fino al 2018, esclusioni massicce di disoccupati e disoccupate, allungamento della carriera professionale, attacco contro lo statuto di impiegate/i (con la scusa di armonizzarlo con quello degli operai), smantellamento dello statuto dei funzionari, manipolazione dell’indice ed altre misure crudeli contrastano in modo vistoso con l’impotenza complice di fronte alle multinazionali (Mittal e Ford), o con l’accanimento a difendere i dispositivi che fanno del Belgio un paradiso fiscale per i ricchi (interessi nozionali *, segreto bancario, niente catasto delle fortune) e un inferno per lavoratrici e lavoratori. Infatti, l’attacco che prosegue dalla fine del 2011 è praticamente altrettanto brutale di quello lanciato dal governo di destra omogenea negli anni 1982-87. E, come allora, i sindacati che rifiutano i diktat liberisti sono messi fuorigioco, privati di concertazione.

La crisi del «modello belga»
Nel tempo, questa situazione tende a mettere in crisi il «modello belga». Dalla parte francofona, l’esistenza della FGTB conta molto nella solidità del legame tra il PS e la sua base sociale popolare, e questo legame che tiene spiega a sua volta la resistenza sorprendente del PS, che rimane il primo partito nel Belgio francofono. Più in generale, il sindacalismo di massa poco politicizzato, socialista o cristiano, che accetta la preminenza dei partiti è una garanzia di stabilità e di controllo della classe operaia. Ma questo «modello» può funzionare soltanto se esiste «concertazione sociale» e se gli «amici politici» appoggiano realmente almeno una parte delle rivendicazioni sindacali. Senza questo, la situazione dei quadri sindacali diventa insostenibile e in fin dei conti lascia loro due sole possibilità:
• sia piegare la schiena ed accettare una riduzione sostanziale del peso sindacale nella società in generale, nei luoghi di lavoro in particolare;
• sia rimettere in discussione il modello, ciò che significa allo stesso tempo rompere con il sindacalismo di concertazione e cercare di dotarsi di un nuovo interlocutore politico.
Questo argomento dell’interlocutore politico, André Renard aveva potuto ignorarlo durante i Trenta Gloriosi. Oggi, di fronte alla crisi sistemica del capitale mondializzato e al ruolo chiave dell’Unione europea nell’offensiva contro le conquiste ottenute, l’anarcosindacalismo di Renard è diventato inammissibile. L’alternativa deve essere nello stesso tempo politica e sindacale. Come dice il presidente dei metalmeccanici FGTB di Charleroi, Antonio Cocciolo:

«La Grecia è un vero laboratorio per i partiti europei di destra (…). Oggi in Grecia siamo quasi al 37° giorno di sciopero interprofessionale (…). E non si ottiene nessun cambiamento di orientamento politico. In qualità di responsabile sindacale, sono costretto ad analizzare questo tipo di situazione. Penso che abbiamo bisogno, oggi ancora più di ieri, di organizzazioni politiche vicine ai lavoratori, vicinissime alla popolazione, in grado di mobilitare. Su questo piano, la decisione presa dalla FGTB Charleroi Sud-Hainaut il 1°Maggio 2012 è l’esito di un’analisi e di una riflessione che è la seguente: ci vuole un interlocutore politico, ci vuole una cinghia di trasmissione politica per aiutare la mobilitazione e la capacità delle organizzazioni sindacali a fermare la distruzione delle conquiste sociali. Sì all’organizzazione sindacale! Sì al rafforzamento di un sindacalismo di lotta! Ma ci vuole anche da un’altra parte una voce politica, legislativa, che possa condurre la battaglia politica nelle istituzioni democratiche tenendo conto delle aspirazioni delle masse lavoratrici» (11)

Un processo complesso
Nel contesto della crisi del modello belga di concertazione e d’integrazione del movimento operaio, l’iniziativa di Charleroi può soltanto entrare in risonanza con processi di sedimentazione politica in corso nell’insieme del movimento sindacale. Ma la complessità della situazione e la doppia sfaldatura FGTB/CSC, Fiandre/Vallonia, costringono a concepire un processo lungo e a ideare delle mediazioni e delle tattiche che permettano di superare le varie tappe.
Da una parte, l’eco dell’appello concerne quasi esclusivamente la parte francofona del paese. Certo, i sindacalisti fiamminghi della FGTB sono scontenti della socialdemocrazia, e 700 di loro lo hanno dimostrato firmando una lettera aperta alla loro direzione sindacale, nella quale chiedevano di rompere con l’Sp.a. Ma questa iniziativa è rimasta senza seguito, specialmente perché la FGTB è estremamente minoritaria nelle Fiandre di fronte alla CSC (dove il dibattito sul ricambio politico viene condotto soltanto in cerchie minoritarie) e perché tutto il movimento sindacale al nord del paese naviga controcorrente in un paesaggio politico del tutto egemonizzato dalla destra, la destra estrema e l’estrema destra.
Dall’altra, il sostegno della CNE è importante ma i dirigenti di questo sindacato sono costretti a tener conto del fatto che le altre centrali professionali della CSC sono molto lontane dal condividere il loro punto di vista: quindi non possono permettersi d’impegnarsi così apertamente come Piron e i suoi compagni. Inoltre, nonostante l’ottima collaborazione tra la CNE e la FGTB di Charleroi nell’organizzare il 27 aprile, nel sindacato socialista rimane un vecchio fondo anticlericale che la socialdemocrazia tenta di sfruttare.

Discordanza dei tempi
I sindacalisti di Charleroi sono ben consci di queste difficoltà. Per questo insistono sistematicamente sul fatto che la loro iniziativa è un’opera di lungo respiro, che passa tramite un dibattito di fondo in seno alle organizzazioni sindacali. Per alimentare tale dibattito, hanno pubblicato un opuscolo di 10.000 copie, nel quale rispondono ad otto domande che riguardano la loro iniziativa. Per loro, l’intero problema tattico consiste nell’andare sempre avanti concretamente verso il loro obiettivo −una nuova forza politica a sinistra− senza isolarsi con un’iniziativa prematura, specialmente a livello elettorale. Ora, la questione è complicata perché c’è urgenza sociale e perché l’anno 2014 vedrà svolgersi contemporaneamente tre votazioni (europea, federale e regionale) che saranno decisive per offrire un’alternativa anticapitalista alla socialdemocrazia e per tentare di rompere il suo monopolio di rappresentanza della sinistra al parlamento. Sarà tanto più importante dato che l’obiettivo del Ps e dell’Sp.a. è allontanare la destra fiamminga tradizionale dalla NVA liberalnazionalista, dimostrandole che la collaborazione di classe rimane il modo migliore per imporre l’austerità e che quest’ultima può essere imposta nel quadro federale più sicuramente che attraverso una nuova riforma dello Stato che minaccerebbe il paese di un caos istituzionale. La posta in gioco per i socialdemocratici è il loro ritorno al potere, per quattro anni – perché d’ora in poi tutti i governi a tutti i livelli saranno di legislatura (12).
Mentre danno il massimo di garanzie alla destra, PS e Sp.a. mobilitano la burocrazia sindacale per stringere le fila attorno al «voto utile» e alla politica del «minor male». In effetti, sanno di essere minacciati sulla sinistra dal Partito del Lavoro del Belgio (PTB-PVDA) e vogliono evitare che la contestazione della politica liberista che questo condurrà durante la prossima legislatura possa esprimersi dentro al Parlamento. Formazione uscita dal maoismo e dallo stalinismo, il PTB-PVDA era riuscito ad entrare nei consigli comunali di alcune località operaie dove aveva introdotto “case mediche” (dove i pazienti pagano soltanto la tariffa rimborsata dalla mutua). Qualche anno fa, accorgendosi che non riusciva a sfondare, ha deciso di cambiare immagine, ed anche strategia in un certo modo, per non apparire più come l’«estremista» che divide la sinistra. Nello stesso tempo, ha curato la sua comunicazione. Nonostante alcune scivolate, ha avuto successo. Alle elezioni comunali e provinciali dell’ottobre 2012, ha sfondato in alcune grandi città della Vallonia e delle Fiandre ed anche in due comuni dell’area metropolitana di Bruxelles. Ad Anversa ha raggiunto il 7,96% (4 eletti) e ha sorpassato la lista dell’Open VLD (5,57% con 2 eletti) condotta dalla ministra della Giustizia Annemie Turtelboom. Nella regione di Liegi, è riuscito ad ottenere 4 seggi a Herstal, 5 a Seraing (dove oramai è il secondo partito dopo il PS), 2 a Liegi ed 1 a Flémaille. In queste due province, particolarmente a Liegi, i suoi risultati gli danno la speranza di superare la soglia di eleggibilità alle legislative.

 

Articolare il breve e il medio termine
Di conseguenza, si pone la questione di articolare la lotta a medio termine lanciata dai sindacalisti di Charleroi e la lotta elettorale a breve termine di fronte alla socialdemocrazia. Il PTB, per via del suo successo, ha una responsabilità maggiore. Solo lui può sperare di mandare al Parlamento uno o più eletti. Ma non è sicuro di riuscirci, perché la pressione per il voto utile sarà enorme. Il PS drammatizzerà al massimo la minaccia di scissione del paese, per erigersi come l’ultimo baluardo che protegge la sicurezza sociale . In queste condizioni, l’interesse della sinistra come quello del PTB sarebbe che quest’ultimo faccia una proposta che tenga conto della sua preoccupazione, legittima, di mantenere la sua esistenza, le sue conquiste e la sua visibilità, pur creando le condizioni di una campagna ampia, che associ militanti di altre correnti politiche, del mondo delle associazioni e della sinistra sindacale. Una tale campagna sarebbe un sostegno per i sindacalisti di Charleroi e un incoraggiamento per gli altri che, pur condividendo la loro analisi, esitano oggi ad impegnarsi. Che cosa farà il PTB? Seguirà la tradizione settaria che attraversa come un filo rosso le sue innumerevoli svolte politiche? Proverà a giustificarsi riducendo l’appello dei sindacalisti di Charleroi ad un ennesimo tentativo di unificare la «piccola sinistra»? Oppure valuterà giustamente l’occasione senza precedente di cominciare finalmente a contestare l’egemonia socialdemocratica nel cuore stesso del movimento operaio organizzato, nella base sindacale, contribuendo a ristrutturare quest’ultima attorno ad un perno anticapitalista? A breve termine l’intera questione è qui.
Come diceva Felipe Van Keirsbilck, della CNE:

«Il PTB rappresenta oggi qualcosa. Salutiamolo! E salutiamo anche la prova che nell’elettorato c’è un’aspirazione ad una politica diversa dalle microsfumature del liberismo. Ora, lo scenario non è fissato in anticipo. Se il PTB può considerare che le sfide politiche e storiche che si pongono oggi al Belgio ed all’Europa giustificano un’apertura (…) mentre [la sua] vittoria elettorale alle comunali potrebbe essere un colpo di acceleratore nella costituzione di una forza di sinistra significativa, democratica, ecosocialista, che sia radicale nel senso che difende gli interessi della grande maggioranza della popolazione (…). Ora può anche succedere lo scenario opposto. I successi del PTB possono dargli alla testa e lasciargli credere che le sue campagne di propaganda, d’altronde fatte di solito molto bene, lo condurranno dal 3% al 5%, poi un bel giorno dal 5% al 7%. Se fosse così, mi sembra considerare in modo sbagliato le urgenze storiche alle quali veniamo confrontati.» (13)
La risposta a queste domande è una delle sfide maggiori dell’anno sociale ed elettorale 2012-2013.

1) Il Belgio può essere governato soltanto da governi di coalizione. Fra il 1982 ed il 1987, la socialdemocrazia è stata allontanata dal potere. Dal 1987, partecipa a tutte le coalizioni federali ed inoltre guida il governo regionale vallone.
2) La registrazione del discorso si trova in linea http://www.lcr-lagauche.be/cm/index.php?view=article&id=2468:lappel-de-premier-mai-de-la-fgtb-de-charleroi&option=com_content<emid=53
3) La maggior parte delle centrali professionali della FGTB e della CSC mantengono una struttura nazionale, giustificata dal fatto che i contratti collettivi sono negoziati a livello nazionale. Esistono due eccezioni: la Centrale dei metalmeccanici della FGTB, che si è scissa nel 2006, e la centrale degli impiegati della CSC, sempre esistita sotto la forma di due organismi distinti nelle Fiandre e in Vallonia.
4) http://www.lcr-lagauche.be/cm/index.php?view=article&id=2527:lappel-de-la-fgtb-de-charleroi-a-resonne-a-liege-&option=com_content<emid=53
5) http://www.lcr-lagauche.be/cm/index.php?view=article&id=2475:entretien-avec-daniel-richard-secretaire-interprofessionnel-de-la-fgtb-de-verviers&option=com_content<emid=53
6) http://www.lcr-lagauche.be/cm/index.php?view=article&id=2658:lvivement-un-grand-parti-de-gauche-r-une-interview-de-felipe-van-keirsbilck-secretaire-general-de-la-centrale-nationale-des-employes-cne-csc&option=com_content<emid=53
7) Questo comitato raggruppa i rappresentanti del Parti du travail de Belgique, del Parti humaniste, del Mouvement de gauche, della Ligue communiste des travailleurs, del Front de gauche di Charleroi, del Parti socialiste de lutte, e della Ligue Communiste Révolutionnaire.
8) Un resoconto della giornata è in linea su: http://www.lcr-lagauche.be/cm/index.php?view=article&id=2861:un-spectre-hante-le-ps-l-la-vraie-gauche-est-en-marche-plus-rien-ne-larretera-r&option=com_content<emid=53
9) Non sviluppiamo qui la storia del sindacalismo cristiano, le cui prime organizzazioni sono state create con il sostegno del padronato, allo scopo di contrastare l’ascesa delle idee socialiste e che si è in seguito strutturato ideologicamente sulla base dell’enciclica Rerum Novarum del papa Leone XIII, nel 1891. Nella regione fiamminga, che è il suo bastione, la CSV(ACV) è legata organicamente al partito borghese CD&V, tramite il Movimento operaio cristiano (ACW), del quale è una delle componenti principali (ma tale legame è contestato all’interno). Nella parte francofona del paese, il MOC ha rapporti organizzati con la socialdemocrazia, i Verdi e il partito social cristiano Cdh, un modo più accorto di rispettare la divisione dei ruoli dando una immagine di indipendenza.

10) Deputato verde al parlamento vallone, Bernard Wesphael ha lasciato il partito ECOLO nel marzo del 2012 quando questo gli ha negato la presidenza. Ha fondato il Mouvement de Gauche, che varie volte ha ricevuto il sostegno del PG francese. Il programma del MG è (timidamente) antiliberista, ma si posiziona a destra dei Verdi sugli argomenti del velo islamico, dell’insicurezza, ecc.
* Dispositivo fiscale del Belgio che permette alle imprese di dedurre un interesse fittizio quando investono in fondi propri.
11) http://www.lcr-lagauche.be/cm/index.php?view=article&id=2809:interview-dantonio-cocciolo-president-de-la-federation-hainaut-namur-des-metallos-mwb-fgtb-la-fgtb-a-besoin-dun-nouveau-relais-politique-&options=com_content<emid=53

12) Un «governo di legislatura» non può essere rovesciato dalla Camera tranne se quest’ultima vota «una mozione di censura costruttiva» cioè se propone un governo di ricambio. In fatti l’articolo 96 della Costituzione belga stipula:

«Il Re nomina e revoca i suoi ministri. Il Governo federale rassegna le proprie dimissioni al Re se la Camera dei rappresentanti, con la maggioranza assoluta dei suoi membri, approva una mozione di sfiducia che proponga al Re la nomina di un successore al Primo Ministro, oppure propone al Re la nomina di un successore al Primo Ministro entro i tre giorni dal respingimento di una mozione di sfiducia. Il Re nomina Primo Ministro il successore proposto, il quale entra in carica nel momento in cui giura il nuovo Governo federale.»
13) http://www.lcr-lagauche.be/cm/index.php?view=article&id=2658:lvivement-un-grand-parti-de-gauche-r-une-interview-de-felipe-van-keirsbilck-secretaire-general-de-la-centrale-nationale-des-employes-cne-csc&option=com_content<emid=53 et http://www.lalibre.be/actu/belgique/un-nouveau-parti-de-gauche-doit-emerger-51b8f447e4b0de6db9c8993d

 

* Daniel Tanuro è membro della direzione della LCR-SAP, sezione belga della IV Internazionale. Di recente ha pubblicato L’impossible capitalisme vert, La Découverte, Paris 2010 [L’impossibile capitalismo verde, Ed Alegre,Roma, 2011].

 

Traduzione a cura di A.Marie Mouni e Gigi Viglino per il sito www.anticapitalista.org