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Franco-CavalliFranco Cavalli se la prende con me perché avrei detto che le proposte da lui avanzate in recenti dibattiti sarebbero social-liberali. Cosa che naturalmente sarebbe un’assurdità: social-liberale essendo una caratterizzazione politica, quella che vien attribuita ai partiti di cui lui fa parte.

In realtà (come possono vedere i lettori di Ticinolibero andando a rileggere il mio intervento) ho affermato che le proposte alle quali fa riferimento Cavalli quasi tutte condivisibili; ma che il problema non è se vanno bene o meno, ma come fare per metterle in pratica. Come, cioè, costruire una nuova stagione politico-sindacale che rompa con l’attuale sindacalismo autoritario e burocratico, tutto istituzionale e declamatorio (ormai “il livello dello scontro” è solo, quando c’è, verbale). Che senso ha, mi chiedevo, dire che ci vuole l’obbligatorietà dei contratti collettivi, se le organizzazioni sindacali non riescono non solo a farne di nuovi, ma nemmeno a difendere quelli esistenti da decenni? E che senso ha pensare di opporre i contratti collettivi al dumping se questi contratti contengono salari da dumping? Forse Cavalli non sa che due anni fa le organizzazioni sindacali hanno concluso il più importante (numericamente) contratto collettivo della storia di questo paese, quello relativo ai lavoratori che vengono collocati da agenzie di lavoro interinale (oltre 250’000 lavoratori). Ebbene, questo contratto, decretato di obbligatorietà generale, prevede salari bassissimi (in Ticino 2’600 franchi mensili per 12 mensilità). Si tratta di un chiaro strumento che promuove il dumping piuttosto che combatterlo!
Il movimento sindacale ha compiuto negli ultimi dieci anni due gravi errori. Il primo è il ritardo con il quale ha fatto proprie alcune rivendicazioni (ad esempio quella di un salario minimo legale); il secondo è il cieco sostegno apportato agli accordi bilaterali in “cambio” delle cosiddette misure di accompagnamento che altro non sono state (e non sono) che misure di accompagnamento allo sviluppo del dumping salariale. Prova nei sia, ad esempio, che in Ticino abbiamo ora, grazie alle misure di accompagnamento, salari legali (cioè validi per tutti) in alcuni settori di 3’000 franchi mensili: bella lotta al dumping. Lo stesso potremmo dire per un settore come quello del personale interinale (2’600 franchi in Ticino).
Le direzioni sindacali, quelle social-liberali, Cavalli, Savoia e molti altri hanno a tre riprese votato per gli accordi bilaterali (l’ultima volta nel 2009) sostenendo che si poteva farlo tranquillamente perché le cosiddette misure di accompagnamento avrebbero protetto i salariati contro il dumping. Hanno contribuito non a risolvere il problema del dumping ma a fare in modo che si affermasse ulteriormente. Forse non era loro intenzione ma le cose stanno così.
In quelle tre occasioni a batterci, per un “no” di sinistra e in difesa di un vero principio di libera circolazione, contro il no xenofobo di UDC e Lega eravamo veramente in pochi. E all’epoca insistevamo sulla necessità di altre misure di protezione: un salario minimo legale, i diritti dei lavoratori sui luoghi di lavoro, l’obbligo di annunciare per iscritto tutti i contratti di lavoro, ecc. Tutte rivendicazioni che, vedo, devono essere sfuggite a Cavalli.
E siccome Cavalli chiede (anche qui in un momento di disattenzione) quali rivendicazioni abbia proposto l’MPS, gli ricorderò che l’MPS Ticino è stato il pioniere delle iniziative cantonali per introdurre il salario minimo legale: la nostra iniziativa popolare cantonale del 2007 è stata la prima di quelle lanciate poi in altri cantoni (che vi si sono ispirate, come potranno confermare tutti coloro che ci hanno contattati a più riprese), alle quali è poi seguita quella dell’USS sulla quale voteremo in maggio. La nostra iniziativa venne considerata (all’inizio del 2009) irricevibile dal Gran Consiglio anche se coloro che la dichiararono tale furono una minoranza rispetto a coloro che invece la sostennero o si astennero (36 voti contrari 24 favorevoli e 17 astensioni ). Quanto alle altre rivendicazioni a Cavalli sarà sicuramente sfuggito che sono tutte contenute nell’iniziativa popolare “Basta con il dumping salariale in Ticino” (depositata oltre due anni fa) e che il Gran Consiglio ha dichiarato in gran parte ricevibile solo tre giorni or sono (con l’eccezione della protezione dei delegati – eccezione purtroppo condivisa anche dal “suo” partito). Anche qui Cavalli era sicuramente impegnato in cose più importanti e meritevoli per il bene della ricerca scientifica mondiale e tutto questo gli sarà sfuggito. Non è grave.
Come quindi si può vedere Cavalli e i suoi amici social-sindacali arrivano buoni ultimi, dopo che i buoi sono usciti dalla stalla ci vien da dire, dopo essersi a lungo gingillati con il sostegno alle mortifere misure di accompagnamento, dopo essere stati, e lo ripetiamo, parte attiva nella creazione della situazione in cui ci troviamo, con pesanti responsabilità politiche per aver di fatto favorito l’ascesa in materia sociale del pensiero della destra liberale, xenofoba e nazionalista concretizzatosi nel voto del 9 febbraio.
Ma, come spesso capita, quando i dirigenti social-liberali e quelli sindacali si impadroniscono di buone rivendicazioni hanno la capacità di trasformarle in disastri. Così è avvenuto, ad esempio, con la rivendicazione sul tempo di lavoro, scomparsa dalla faccia della politica di questo paese dopo il disastro del risultato della votazione sulla pessima iniziativa proposta da USS e PSS oltre una decina di anni fa (nemmeno un terzo dei votanti).
Lo stesso temiamo stia per succedere con l’iniziativa sul salario minimo proposta dall’USS. Essa è stata formulata in termini estremamente moderati, fissando un limite (4’000 franchi per 12 mesi) troppo basso rispetto ai salari reali correnti in una grande parte del paese (val la pena ricordare che il salario mediano in Svizzera è di quasi 6’000 franchi mensili); in questo modo suscita diffidenze e timori proprio tra i salariati che temono che questo limite attiri verso il basso (dumping) i loro salari. A questo si aggiunge una campagna (condotta con i criteri ed i modi tradizionalmente inefficaci) che continua a privilegiare vecchi ragionamenti paleo-sindacali (priorità astratta ai CCL, complementarietà del salario minimo, ecc.).
Cavalli vorrebbe poi darci lezioni sull’Europa. Contrariamente a lui la nostra bussola sono le rivendicazioni e le aspirazioni dei popoli, non quelle dei loro governi o dei regimi che essi rappresentano. Sosteniamo tutti coloro che si battono per i loro diritti, contro regimi autoritari e che negano i diritti più elementari e che massacrano centinaia di migliaia di morti. In altre parole noi stiamo con il popolo siriano e non con il carnefice Assad! Visto che Cavalli cita la Grecia e l’esperienza di Syriza, vorremmo invitarlo ad essere più prudente, per evitare sorprese simili a quelle che ha già avuto, sostenendo le “mode” del momento. Le cose, all’interno di Syriza e in Grecia, sono un po’ più complicate (ma Cavalli pensa che le complicazioni siano solo valide nella ricerca scientifica e non esistano in politica dove egli ama la superficialità); basti pensare, ad esempio, che all’ultimo congresso di Syriza quasi il 35% dei delegati ha espresso un orientamento alternativo a quello di Tsipras. Ma, lo sappiamo, questo personaggio e il suo appeal neo-eurocomunista è alla moda. Passerà come tutte le mode che ha abbracciato Franco Cavalli in questi ultimi anni: prima vi era il PS olandese, poi è venuta Die Linke, poi Mélanchon, adesso Tsipras: passerà, purtroppo, anche questa, segno dell’ennesimo evanescente sogno “cavalleresco”.
In realtà egli ha pochi argomenti. Vuole parlare di cose che conosce male, limitandosi a raccogliere le rivendicazioni che altri continuano ad avanzare senza nessuna verifica sulla loro efficacia. È un po’ come se adesso io mi mettessi a parlare di cosa si deve fare per combattere il cancro…Ufelèe fa ul to mestèe dice un noto proverbio dialettale.
Stimo come persona e come medico Franco Cavalli; per questo se egli vuole discutere pubblicamente di tutto questo, dati e proposte concrete alla mano relativi agli ultimi dieci anni in ambito politico-sindacale rispetto ad Europa e bilaterali, sono sempre pronto.