“Comunque sia, egli è chiaro, ed in ciò si accordano tutti, essere di estrema necessità venir senza indugio con opportuni provvedimenti in aiuto dei proletari, che per la maggior parte trovansi indegnamente ridotti ad assai misere condizioni.”
La situazione è peggiorata perché, “soppresse nel passato secolo le corporazioni di arti e mestieri, senza nulla sostituire in lor vece, nel tempo stesso che le istituzioni e le leggi venivano allontanandosi dallo spirito cristiano, avvenne che a poco a poco gli operai rimanessero soli e indifesi in balia della cupidigia dei padroni e di una sfrenata concorrenza. Accrebbe il male un’usura divoratrice, che, sebbene condannata tante volte dalla Chiesa, continua lo stesso, sotto altro colore, per fatto di ingordi speculatori. Si aggiunge il monopolio della produzione e del commercio, tantoché un piccolissimo numero di straricchi hanno imposto all’infinita moltitudine dei proletari un giogo poco men che servile”.
Sono alcune delle frasi iniziali della “madre di tutte le encicliche sociali della chiesa”, la Rerum novarum promulgata da Leone XIII nel lontano 1891.
Potrei continuare con esempi analoghi tratti da questa o da altre encicliche, come la Quadragesimo anno di Pio XI (1931).
Ma mi fermo qui. Dovrebbe essere sufficiente per capire che non si tratta di una novità legata alle caratteristiche personali di questo papa così bravo nella comunicazione. Queste denunce della speculazione o della concentrazione di ricchezze sono una costante da oltre un secolo, sempre accompagnate da prese di distanza dal movimento socialista, come fa oggi Bergoglio quando spiega che non è comunista (ma dove sono i comunisti oggi?).
Nella Rerum novarum le denunce sono tante, le proposte concrete poche. Tanto è vero che questa enciclica è stata l’ispiratrice della Democrazia Cristiana. [Lo stesso si può dire della Quadragesimo anno, scritta dal papa che realizzò il Concordato con Mussolini].
Nell’enciclica c’è uno sforzo di evitare fraintendimenti: ad esempio, dato che non si può negare che Dio abbia “dato la terra ad uso e godimento di tutto il genere umano”, come affermato da tanti padri della Chiesa nei primi secoli della nostra era, e ripetuto (senza conseguenze pratiche) per secoli, ci si affretta a precisare che ciò “non si oppone punto al diritto della privata proprietà”. Il dono della terra fu fatto a tutti, ma “non già in quanto tutti ne dovessero avere un comune e promiscuo dominio” (che orrore, la “promiscuità”!), “bensì in quanto non assegnò veruna parte del suolo determinatamente ad alcuno, lasciando ciò all’industria degli uomini e al giure speciale dei popoli”. Solo i socialisti, “attizzando nei poveri l’odio dei ricchi, pretendono doversi abolire la proprietà, e far di tutti i particolari patrimoni un patrimonio comune, da amministrare per mano del Municipio e dello Stato”.
Lo scopo di questa mia brevissima citazione è semplice: ai tanti che si sono commossi per la parole del papa ai movimenti e ai centri sociali, ricordiamo che in ogni epoca la chiesa ha predicato la virtù e praticato il vizio, cioè ha collaborato con i più immondi detentori del potere, accumulato ricchezze, preteso privilegi, difesa la conservazione dell’esistente. Sarebbe quindi meglio non delegarle il ruolo di guida morale di chi invece il mondo lo vuole cambiare davvero!
Rinvio su questo al mio recentissimo Il papa e la sinistra in polemica con l’entusiasmo di Guido Viale. Non mi ha convinto completamente il tono del resoconto di Salvatore Cannavò sull’incontro con il papa del 28 ottobre (http://www.ilmegafonoquotidiano.it/news/evo-morales-firma-sostegno-della-rimaflow ). Ovviamente è del tutto condivisibile la prima parte che segnala la solidarietà con la Rimaflow raccolta in quella sede, e sono convinto che bene hanno fatto coloro che sono andati a perorare una causa giusta (Warshawski per la Palestina e le altre vittime del colonialismo, altri per la fine delle discriminazioni verso Leonardo Boff e Frei Betto). Ma l’operazione in quanto tale andrebbe valutata con maggiore prudenza: è la prima di quelle che temevo al momento dell’elezione del papa argentino, nel quadro di un progetto di riconquista per lo meno continentale… (Il mito di Francesco)
Il testo integrale dell’enciclica: http://www.vatican.va/holy_father/leo_xiii/encyclicals/documents/hf_l-xiii_enc_15051891_rerum-novarum_it.html