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AIMPubblichiamo le risposte che il nostro compagno Eugenio Zippilli e Tiziano Fontana hanno dato , a nome del comitato referendario, alle sollecitazioni del Corriere del Ticino apparse su quel quotidiano lunedì 14 novembre.(Red)

 

Perché la trasformazione delle AIM in SA vi sembra inadeguata? Quali sono i vostri timori principali? Nel recente passato avete spesso parlato dei rischi di una privatizzazione…

Trasformando l’azienda in SA la logica che si impone è quella del mercato; gli amministratori di una SA devono puntare alla valorizzazione del capitale, devono farlo rendere. Gli interessi della SA vengono prima degli interessi dei cittadini-consumatori di energia elettrica. Questa logica economica è la base fondativa di una SA, è fissata da regole di legge e da una giurisprudenza assai precise. Rifiutiamo l’idea che solo una logica e una struttura mercantili permettano una gestione efficiente e flessibile di un’azienda. Quella del servizio pubblico in Svizzera (pensiamo alle PTT o alle FFS) è una storia di grandi successi, di efficienza, di eccellenza. Potremmo addirittura affermare il contrario: con la trasformazione di queste società in SA l’efficienza e la qualità dei servizi è andata via via scadendo. Basti guardare cosa sta combinando di questi tempi La Posta SA in materia di chiusura di sportelli!

Il Municipio giustifica la sua scelta spiegando che il mercato dell’energia sta cambiando. Come occorre muoversi secondo voi per adattarsi a questi nuovi scenari?

Il mercato dell’energia non si muove motu proprio, ma in seguito a ben precise scelte politiche che lo hanno indirizzato verso questa direzione. Il problema non è di “adattarsi” alla situazione, ma di rimettere in discussione la liberalizzazione del mercato, che è la base ideologica della proposta del Municipio. In questo senso il referendum è una parte della risposta: e cioè la contestazione dell’idea che più liberalizzazione e il totale affidamento alle regole del mercato siano soluzioni a medio e lungo termine vantaggiose per i cittadini e che favoriscano il servizio pubblico. È esattamente il contrario.

 

Per garantire maggiore autonomia alle AIM una vostra proposta è di aumentare le deleghe. L’idea però è considerata un controsenso dal Municipio poiché chi non vuole la trasformazione per avere maggior controllo, propone in un certo senso di dare più autonomia all’azienda. Come rispondete a questa critica?

Maggiore flessibilità organizzativa, maggiori competenze alle direzioni aziendali, ecc.: tutto questo non ha nulla a che vedere con l’assetto azionario e proprietario di una società. In altre parole, quella maggiore flessibilità auspicata dal Municipio potrebbe benissimo essere realizzata nel quadro dell’attuale struttura. Vi sono esempi di Aziende municipali che hanno affrontato benissimo la prima fase di liberalizzazione del mercato elettrico, pur non essendo state trasformate in SA. Pensiamo a quella di Bellinzona: si era detto che sarebbe stato un disastro, che sarebbe fallita: la popolazione della capitale, con ben due referendum, ha voluto che l’azienda elettrica rimanesse pubblica, e ha avuto ragione visto che continua a funzionare egregiamente. Inoltre, quale controllo effettivo avrà il Consiglio comunale sul Consiglio di amministrazione, costituito oltretutto da persone che non sono specialisti del settore energetico?

 

Nei giorni scorsi avete lanciato una raccolta firme in vista di un referendum. Se dovesse avere successo, quali saranno i passi successivi?

Prima di tutto ci dobbiamo concentrare nella raccolta delle firme, un’operazione difficile che comporta molti sforzi: però per noi è indispensabile riuscire a permettere alla popolazione di decidere direttamente su questo tema così rilevante. Fatto questo passo spiegheremo quelli successivi durante la campagna per la votazione popolare.