a cura della redazione
Si possono, legittimamente, avere opinioni diverse sulla prospettive pensionistiche dei dipendenti della città di Bellinzona. Il cambiamento di cassa pensione, lo scioglimento del fondo per il pensionamento anticipato, il trasferimento di parte del personale assicurato con altre casse pensioni: è lecito avere punti di vista diversi.
Ma questi punti di vista devono essere oggetto di una discussione ampia, documentata, ragionata: una discussione nella quale ogni dipendente possa capire che cosa succederà esattamente con la sua pensione a seconda delle soluzioni che verranno adottate.
Tutto questo non sta avvenendo a Bellinzona. Abbiamo un Municipio che, in spregio delle promesse fatte nel corso del processo di aggregazione, sta cambiando le carte in tavola.
Ma, soprattutto, abbiamo un Municipio che ha tentato di passare in forza nel totale disprezzo delle più elementari procedure democratiche in fase di consultazione e decisione. Procedure che, tra l’altro, la legge sulla Previdenza professionale prevede.
Si è cominciato con una assemblea del personale convocata per il 22 giugno (una settimana prima i dipendenti non avevano ancora ricevuto la convocazione). La convocazione a questa assemblea non aveva alcuna documentazione allegata. Né all’assemblea i lavoratori e le lavoratrici che vi hanno partecipato hanno ricevuto documentazione alcuna. Hanno assistito ad una sorta di “spettacolo” nel quale il Municipio e i “rappresentanti” del personale (si fa per dire) hanno cercato di convincerli della bontà dell’operazione a colpi di slide che velocemente si susseguivano.
Ci è voluto l’intervento delle rappresentanti della lista MPS-POP-Indipendenti a sollevare dubbi sia sulla procedura che sul contenuto della proposta del Municipio.
Naturalmente questa voce critica non ha avuto diritto: la commissione del personale ha rifiutato di inoltrare queste prese di posizione a tutto il personale poiché le due consigliere comunali della lista non sarebbero ancora in funzione (sic!).
Poi, ad inizio luglio, arriva la documentazione a casa ad ogni dipendente. Una documentazione, come abbiamo nuovamente denunciato, incompleta e tendenziosa e, come qualsiasi documentazione di un sistema previdenziale, fatta apposta per essere incomprensibile.
Ma diversi dipendenti hanno capito che qualcosa non funzionava e che la denuncia da noi fatta aveva molti elementi di fondatezza. Ed ecco tutta una serie di richieste di informazione, di chiarimenti, di proteste da parte di chi (e sono molti) ha comunque capito che il nuovo assetto previdenziale li penalizzerà, e molto!
Così le organizzazioni sindacali (che si erano affollate a dire che la proposta del Municipio era ottima, che tutto era chiaro) hanno dovuto indire una nuova assemblea (che si terrà il 24 luglio). Nella convocazione hanno scritto che “molti di voi nelle ultime settimane hanno sollecitato il FUD e i Sindacati a far chiarezza sulla reale situazione del cambiamento di cassa pensione. In particolare a seguito della presa di posizione di MPS”; hanno dovuto riconoscere che sia “utile permettere un ulteriore approfondimento”. Addirittura, invitando: “a coloro che nutrono ancora dei dubbi in merito alla votazione, consigliamo di attendere l’assemblea per esprimere il proprio voto” . E pensare che era tutto chiaro!
Tutto questo è un’ammissione evidente che tra i dipendenti, giustamente, vi è subbuglio attorno ad una riforma della cassa pensione che rappresenta un passo indietro per la stragrande maggioranza di loro, a volte con perdite assai pesanti.
Ma questa è stata, diciamo così, il tentativo di recupero “democratico” di una situazione che tende a sfuggire di mano. Accanto a questa vi sono altre operazioni, condotte in questi giorni: diverse convocazioni di assemblee del personale (AMB, Casa per anziani, etc.) condotte dai rappresentanti del Municipio con “consulenti” che “spiegano” al personale perché devono accettare queste proposte.
Un’operazione svolta a senso unico, senza che le voci critiche si potessero esprimere sulle “spiegazioni” dei consulenti.
Nel frattempo tutti gli altri tacciono. Le organizzazioni sindacali cantonali, i partiti politici cantonali e locali, come se questa situazione fosse normale.
Pensiamo, ad esempio, cosa succederebbe se il buon Vitta e con lui il governo cantonale decidessero di indire una votazione tra il personale cantonale assicurato presso la cassa pensione del cantone nel mese di luglio o agosto!
Comunicati, proteste, denunce, accuse di illegalità: a Bellinzona in nome dell’alleanza radical-socialista-pipidina (con appoggio Verde) si può fare questo e altro.
Una procedura, quella del Municipio di Bellinzona, inaccettabile, in spregio ai più elementari principi democratici e partecipativi ai quali dovrebbe ispirarsi una città che si vuole “progressista” e che vanta addirittura un sindaco “socialista”, grande ammiratore di Hollande: se va avanti così rischia di fare la stessa fine!