Si possono avere molte opinioni su quanto sta avvenendo attorno all’Officina. Si può pensare, magari anche in buona fede, che la sola alternativa sia accettare il progetto FFS-Cantone-Città; oppure ci si può battere, pur rassegnandosi al ridimensionamento, per un’altra ubicazione; o, infine, si può difendere soprattutto la continuità produttiva e industriale delle attuali Officine attraverso il sostegno all’iniziativa “Giù le mani dall’Officina”.
Quel che non è né moralmente, né politicamente accettabile è quello che, con cinismo e disprezzo per i lavoratori dell’Officina e per la loro lotta, stanno facendo i social-liberali nostrani. Come noto, il comitato cantonale del PS ha deciso pieno e praticamente unanime sostegno al progetto FFS-Cantone-Città (con l’approvazione del messaggio sui cento milioni); ma, non contento, ha anche avanzato la peregrina e surreale idea di un controprogetto all’iniziativa “Giù le mani dall’Officina”: con l’idea che, una volta realizzata l’attuale struttura (2026), se ne possa creare, a fianco, un’altra che possa riprendere le attuali attività svolte in quella di Bellinzona e che, come noto, il progetto FFS-Cantone-Città trasferirà altrove (ai privati, all’estero o in altri Cantoni).
Un proposta di pura fantasia, dal punto di vista politico, produttivo, industriale. E chiunque ha un minimo senso della realtà sa benissimo che una simile “proposta” non solo non ha alcuna chance di essere accolta, ma nemmeno di essere esaminata con un minimo di serietà; questo poiché è ovvio a tutti che è del tutto contraddittoria con il progetto FFS-Cantone-Città; una proposta che non fa che riprendere (pur volendosi un “contro-progetto”) quanto già propone l’iniziativa.
Ma il cinismo e il disprezzo di costoro nei confronti dei lavoratori dell’Officina lo si afferra del tutto quando si viene sapere chi sono stati i “cuochi” che hanno ideato questa ributtante pietanza del controprogetto. Il paese è piccolo, come noto, e le cose, prima o poi, si sanno. E così veniamo a sapere che alla realizzazione di questo controprogetto hanno attivamente lavorato, tra gli altri, Mario Branda, sindaco PS di Bellinzona e Fabio Pedrina, già consigliere nazionale PS, e oggi membro del consiglio di amministrazione delle FFS.
Solo il massimo grado di cinismo può spingere il più fervente e acritico difensore del progetto, Mario Branda, a darsi da fare per sponsorizzare un controprogetto che lo contraddice; e solo un cinismo ed un disprezzo dei lavoratori può sollecitare un membro del CdA delle FFS, cioè uno che difende gli interessi dell’azienda, a proporre qualcosa che sa benissimo l’azienda non si sognerà né oggi, né domani, nemmeno di prendere in considerazione.
Ma l’importante è creare confusione; far balenare l’idea che, oltre al progetto FFS-Cantone-Città che significa lo smantellamento delle attuali Officine, la soppressione dei due terzi dei posti di lavoro e l’abbandono di circa il 70% delle attuali attività, vi sia ancora qualcosa di possibile; mostrare che non si è proprio dei leccapiedi delle FFS (le elezioni cantonali e federali sono vicine!); dilazionare il più possibile la discussione sull’iniziativa, allontanandola il più possibile dal voto del Parlamento sul messaggio relativo ai 100 milioni.
Un capolavoro di disprezzo e cinismo. Complimenti!
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