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Sino a fine marzo sia il governo di Pedro Sánchez che le organizzazioni sindacali maggioritarie affermavano con una certa spocchia che era impossibile determinare quali settori economici fossero essenziale e quali no. Il 29, il governo di Madrid decretava a malincuore la chiusura delle attività economiche non essenziali (evidentemente si era chiarito le idee al riguardo). Ancor più “colabrodo” del decreto italiano, la paralisi economica spagnola è stata assai parziale. In tutti i casi, due settimane dopo, cioè lunedì 13 aprile, una serie cospicua di attività non essenziali -come l’edilizia- sono state riaperte. E’ un grosso rischio sanitario, una criminale imprudenza che si spiega unicamente con le formidabili pressioni che il governo di Sánchez riceve dagli ambienti che contano: quelli dell’Ibex35, cioè la finanza e il padronato dello Stato spagnolo. Nonostante le chiacchiere giornalistiche, la situazione dell’epidemia nello Stato spagnolo è grave: insieme all’Italia e alla Gran Bretagna, è il paese europeo con più decessi e contagi e le cose non accennano a cambiare. In piena crisi dei dati, si cerca di leggerli in modo ottimista -e piuttosto irresponsabile- per giustificare la cosiddetta “fase 2”. Ma sono solo gesti scomposti per coprire un rischio enorme. Mentre il Primo ministro afferma candidamente che “ci basiamo solo su criteri scientifici per prendere le nostre decisioni”, voci autorevoli denunciano che la riapertura dell’attività economica sia stata decisa senza neanche consultare il comitato scientifico che il governo aveva messo in piedi urgentemente all’inizio della crisi.

E’ pura follia. Il governo “raccomanda” alle aziende di sanificare gli ambienti di lavoro e di fornire ai propri dipendenti mascherine, oltre ad escludere dalla ripresa alcuni settori di popolazione a rischio, come donne in cinta, maggiori di 65 anni e ammalati cronici. Il lavoratori e le lavoratrici è meglio che si rechino al lavoro in macchina. Roba da pazzi!

D’altra parte, la speciale sensibilità che questo governo possiede nei confronti del potere economico è cosa nota: prima di Pasqua venivano date chiare assicurazioni al settore della medicina privata che non sarebbe stato “penalizzato” economicamente dalla crisi in atto.

Una faccenda di classe, come sempre

Tutto ciò si somma a un quadro d’insieme che conosciamo bene anche da noi: l’isolamento sociale, pur se motivato da corrette analisi del rischio, è a sua volta causa di morte e disagio. Che hanno origine nella diseguaglianza. Cioè, tutto si riduce a una mera questione di classe. Se il “tutti a casa” serve effettivamente a contenere il contagio, è anche vero che non tutti si isolano allo stesso modo. In Spagna il morbo è arrivato anche nei grandi centri urbani. A Barcellona il comune calcola che nei quartieri popolari della periferia (Nou Barris, Sant Andreu, ecc.) è dove il contagio si espande di più. Non è lo stesso, anche dal punto di vista sanitario, mettersi in isolamento in quattro in 50 metri quadrati in case malsane e con un reddito all’osso che farlo nei quartieri alti. Il dualismo della sanità pubblica/privata nello Stato spagnolo, con tutto il ciarpame ideologico che l’ha giustificato negli ultimi anni, ha virtualmente fatto sparire la classe operaia o l’ha trasformata per incanto in classe media. Il risultato di questo dualismo però è che un 20% della popolazione usufruisce della sanità privata mentre l’80% restante (il popolaccio) si affida a quella pubblica, totalmente smagrita, depotenziata, senza personale e risorse. Paradossalmente, il 20% che rappresenta l’utenza privata sta affollando in questi giorni gli ospedali e gli ambulatori pubblici, che sono gli unici in grado di affrontare la crisi.

Una gestione incerta

Mancano i DPI (dispositivi di protezione individuale) nelle strutture sanitarie, di assistenza e nella medicina di base. Come in Italia, la loro assenza o inadeguatezza provoca contagi e morti fra il personale sanitario (i contagiati in questo settore sono più di 20.000). Mancano drammaticamente tamponi e mascherine. Nella più assoluta inefficienza delle strutture amministrative sanitarie centrali (ri-centralizzate in occasione dell’emergenza), le amministrazioni locali agiscono per conto loro con eguale inefficacia. Al di là delle pompose conferenze stampa, la lettura fra le righe permette indovinare un caos primordiale. Il mercato, fino a ieri l’unico orizzonte della borghesia (o borghesie, sottile sfumatura) spagnola, è totalmente incapace di fare fronte alle necessità del mercato! Non parliamo poi dei bisogni della società in questo momento: non si tratta solo dei licenziamenti e della perdita di reddito di fasce maggioritarie della popolazione, della mancanza di qualsiasi “paracadute” sociale efficace per i prossimi mesi ma addirittura della difesa dei bisogni elementari delle fasce più deboli della società in questi giorni. Dagli affitti agli alimenti, il governo annaspa ancor più del suo omologo italiano. La dice lunga su questo ceto politico il fatto che Nadia Calviño, la neo-ministra dell’economia, formatasi negli ambienti finanziari della UE, abbia espresso nell’ultima riunione dei ministri europei una fede esagerata e un po’ arrogante sulla solidità del sistema finanziario del suo paese. Pur facendo parte del “fronte” dell’Europa del sud nell’acceso e inedito dibattito sugli eurobond, la ministra dimostra una fiducia negli attuali meccanismi europei che nemmeno i più scafati pescecani italiani possono ormai esibire.

D’altra parte, simili goffaggini si moltiplicano. Fino a qualche giorno fa, alle conferenze stampa del governo comparivano generali ed ammiragli in alta uniforme che intervenivano con linguaggio militaresco. Una tragica caricatura di sé stessi. Grazie al malumore di un paese che ne ha avuto abbastanza di militari per i prossimi due secoli e alla ridicola inefficienza delle forze armate in una serie di compiti, i militari sono scomparsi dallo scenario. Ma non dalle strade, dove continuano a pattugliare insieme a polizia e Guardia Civil.

Insomma, se non sapessimo che il governo è di sinistra, potremmo scambiarlo per uno di segno opposto. E’ vero che la destra cavernicola, che si agita e minaccia golpes capeggiati da Felipe VI, potrebbe essere un’alternativa ben peggiore ma questo governo progressista sta facendo di tutto per perdere la fiducia popolare che, anche se un po’ traballante, ha avuto fino adesso.

La crisi del Coronavirus, anche in questo caso, sta mostrando le cose come sono veramente. L’incrollabile fiducia dei governanti spagnoli nel neoliberismo e nella propria borghesia ingorda sta portando il paese a un disastro annunciato.