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Quelli che seguono sono due interventi che le nostre deputate hanno svolto nel corso dell’ultima seduta del Gran Consiglio.
Il primo riguarda il tema dei salari degli apprendisti. In discussione una proposta relativa alla introduzione di una tredicesima mensilità per gli apprendisti. Proposta alla fine rifiutata da tutti i partiti, compreso quello che l’aveva proposta. Alla nostra controproposta (che accoglieva la mozione iniziale) solo 5 voti.
Il secondo affronta il tema della creazione di posti di tirocinio di qualità. Alla nostra mozione (riportata alla fine del testo) governo e partiti rispondono con i soliti provvedimenti che non vanno al di là della buone intenzioni; e, soprattutto, non intaccano il potere assoluto sulla formazione da sempre nelle mani delle aziende. (Red)

Combattere la miseria salariale degli apprendisti

di Simona Arigoni

Il nostro emendamento (1) parte da una considerazione elementare: se qualcuno propone di introdurre la tredicesima mensilità per una o più categorie di salariati, ciò significa proporre un aumento salariale dell’8,3%. In tutti gli altri casi tale proposta non ha alcun senso. Meglio, non è nemmeno una proposta. Chi la fa (o la comprende) in un senso diverso da questo, prende per i fondelli tutti coloro che sarebbero interessati da questa proposta.

Limitarsi a verificare se il salario (o anche una pensione) sia versata per 13 o 12 mesi non ha alcun senso. Un piccolo esempio. Oggi è pendente un’iniziativa popolare che vuole introdurre la tredicesima mensilità per l’AVS. Per fare questo è necessario aumentare le pensioni AVS dell’8,3%: limitarsi a spalmare le attuali prestazioni annuali su 13 mesi non avrebbe senso. Per contro, sempre per restare in tema pensioni, dallo scorso anno la cassa pensioni del cantone non paga più la 13a mensilità: ma questo non ha portato ad una diminuzione delle rendite; infatti la rendita complessiva annuale viene versata su 12 mesi.

Per questo noi prendiamo sul serio la mozione presentata. E pensiamo sul serio che i salari degli apprendisti del Cantone e degli enti sussidiati (come propone la mozione) vadano aumentati; e con essi anche quelli di tutti gli altri settori professionali del settore pubblico o privato. Gli apprendisti restano una categoria sfruttata in modo indecente. Basti fare alcuni esempi. Un apprendista impiegato di commercio al primo anno guadagna 620 franchi al mese per 40 ore settimanali. Se teniamo conto che passa in media due giorni a scuola, restano 24 ore sul posto di lavoro, circa – arrotondando per difetto – almeno 100 ore al mese. Il che ci dà un salario orario di 6 franchi. Certo, direbbero alcuni, è il primo anno, non ha formazione, gli si possono far fare solo lavori elementari. Ebbene, vediamo allora il terzo e ultimo anno. Siamo a 1’080 franchi al mese; facendo gli stessi calcoli arriviamo a poco più di 10 franchi all’ora, per un apprendista che, di fatto, è già un impiegato formato. Se questo non è sfruttamento, cos’è? E le stesse considerazioni potrebbero essere fatte per tutte le altre professioni: basta gettare un’occhiata alla lista allegata al rapporto.

Ben venga allora la proposta di aumentare questi salari, attraverso un aumento che corrisponde al contenuto della proposta della mozione. È il senso della proposta che formuliamo con il nostro emendamento. Naturalmente ci vorrebbe un aumento ben più corposo per dare una dignità salariale a questi giovani lavoratori e lavoratrici: ma l’accettazione della nostra proposta sarebbe un primo significativo e simbolicamente importante passo avanti.

Fare come ha fatto il rapporto della commissione e prendere atto che tutti godano della 13a mensilità non ha alcun senso: significa solo schivare il problema e attenersi ad una visione formalistica dei contenuti della mozione.

È un momento difficile per i salariati e le salariate di questo cantone; e lo è anche per i giovani salariati. Aumentare, seppur modestamente, il loro salario (seppur in un settore limitato) sarebbe un segnale utile in questo difficile momento.

1. Conclusioni

1. Chiedere di introdurre una 13° mensilità significa aumentare i salari dell’8,3%. In nessun caso può essere intesa come la distribuzione del salario annuo su 13 mensilità in luogo di 12. Rispondere alla mozione in modo corretto e serio significa quindi aumentare dell’8,3% il salario annuale: qualsiasi altra interpretazione sarebbe una presa in giro degli apprendisti, sia dal punto di vista del mozionante che di coloro che hanno affrontato la risposta.
2. Per queste ragioni il Gran Consiglio, partendo dalla constatazione, che gli attuali salari per gli apprendisti siano estremamente bassi, decide di accogliere la mozione, invitando il Consiglio di Stato ad aumentare tutti i salari annuali degli apprendisti al servizio del Cantone dell’8,3%.
3. Il Consiglio di Stato è invitato a prendere tutti i provvedimenti necessari affinché questo aumento venga concesso anche dagli Enti da esso finanziati (mandati, sussidi, etc.)

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Creare occasioni di formazione di qualità

di Angelica Lepori

Il rapporto della commissione di fronte ad una serie di proposte, in particola la nostra mozione (1), possiamo definirlo come un incrocio tra la solita minestra riscaldata e un possente flusso di aria fritta.

Di fronte alla crisi strutturale che ormai da anni investe quella che viene chiamata la formazione duale non si fa altro che riprendere quelle genericità che ci sono già state raccontate nella presentazione dei cosiddetti progetti più Duale e più duale plus. Aria fritta, come avevamo detto. Infatti, l’obiettivo di alcune di queste misure altro non è che far funzionare meglio il meccanismo della domanda e dell’offerta di posti di apprendistato con incentivi finanziari, campagne di promozione, etc. etc. Il tutto, naturalmente, finanziato con denaro pubblico.

Ora, lo abbiamo già detto, noi non condividiamo questa impostazione. Perché essa non coglie il fatto che proprio questo meccanismo mercantile dei posti di apprendistato non funziona più per una serie di ragioni; le abbiamo indicate e non ci ritorniamo in dettaglio: per riassumere possiamo dire che esse riguardano sia il vissuto soggettivo dei giovani sia le scelte produttive e di redditività delle aziende (per quest’ultimo punto basterebbe ricordare la possibilità per il padronato di poter disporre di manodopera già formata e a basso costo su un mercato del lavoro immenso come quello transfrontaliero).

Appaiono quindi necessari cambiamenti strutturali che possano modificare in profondità questo meccanismo nel quale il pallino dell’offerta è costantemente in mano alle imprese. Constatiamo che, almeno questo punto, il governo e la commissione lo hanno compreso: non a caso alle proposte presentate nella nostra mozione si risponde negativamente affermando che esse sono misure strutturali. Per aggiungere poi che, evidentemente, non vi è tempo per analizzarle (anche se è chiaro che le stesse non sono per nulla condivise: da maggio a ottobre sicuramente si sarebbe potuto andare nella direzione auspicata da qualcuna di queste proposte).

Ma è evidente che la volontà non ci sia. E nemmeno per mettere in pratica quelle misure di fronte alle quali ormai non si osa più dire di no per principio (o, semplicemente, perché vengono dalla nostra parte). Pensiamo, ad esempio, alla proposta di aumentare il numero di apprendisti nell’amministrazione cantonale che già in passato avevamo fatto e rifatto in numerosi atti parlamentari, raccogliendo sempre dinieghi. Poi, finalmente e vista la situazione, il governo ammette la scorsa primavera che effettivamente si può fare. Il risultato di questa ammissione: zero. E difatti basta guardare la tabella riassuntiva presentata con il rapporto della commissione per rendersi conto che non vi è nessun dato concreto. E sì che da maggio a settembre si sarebbero potute promuovere diverse assunzioni. Invece siamo nel pieno dell’onda di aria fritta (espressa con quella frase capolavoro a pag.10 del rapporto) laddove, su questa misura, si afferma, e citiamo, che “L’obiettivo a cui si dichiara di tendere è quello di raggiungere la quota del 5%”; non è un obiettivo che si vuole raggiungere, ma un obiettivo al quale si vuole tendere; non un obbiettivo fatto proprio, concretamente, ma semplicemente “dichiarato”. Un pieno di nebbia in grande stile, un esempio della concretezza realizzativa del governo di questo paese!

E alla fine, cosa resta? Come detto le solite misure promozionali e qualche incentivo finanziario (pensiamo al versamento dei 2’000 franchi per ogni nuovo contratto di tirocinio: esempio ripreso, con l’originalità che conosciamo, da molti municipi lo scorso autunno: in tempo di campagna elettorale per le comunali simili atteggiamenti un po’ laurini non guastano!).

La crisi del sistema di formazione duale non si arresterà. La pandemia, al massimo, sarà solo l’occasione – con qualche provvedimento come quelli appena richiamati – per rallentarlo (e neanche troppo visti i risultati). E la situazione sarà sempre più difficile e dolorosa per le famiglie e per i giovani di questo Cantone.

1. Si chiede al Consiglio di stato di adottare, con l’anno scolastico 2021/2022 le seguenti misure:
Un aumento dell’offerta da parte delle scuole professionali a tempo pieno (d’arti e mestieri, d’arte applicata, media di commercio, sociosanitaria). I posti messi a disposizione devono triplicare e deve essere prestata grande attenzione (se necessario con misure preferenziali) alla possibilità che le ragazze possano seguire delle professioni considerate “maschili”.
La creazione di nuove formazioni all’interno delle scuole d’arti e mestieri oltre a quelli già presenti (Elettronica/Elettronico, Operatrice/Operatore in automazione, Polimeccanica/ Polimeccanico, Progettista meccanica/o, Creatrici/Creatori d’abbigliamento, Informatiche/ Informatici, ecc.) anche grazie a una collaborazione tra scuole professionali e centri di formazione pratica (che sostituisca la formazione pratica in azienda).
L’obbligo per Cantone, enti pubblici, para-pubblici, amministrazioni comunali di assumere per il 2020 1 apprendista ogni 20 dipendenti. Le formazioni devono avvenire in tutte le professioni presenti.
L’obbligo, per i centri di formazione aziendali finanziati dal Cantone, di raddoppiare la propria offerta di posti di formazione.
Il raddoppio dei posti di formazione offerti nel settore sociale, in particolare nelle diverse scuole di formazione del personale sanitario.
Di decretare il libero accesso alle scuole professionali e alle scuole per l’ottenimento delle maturità professionali sospendendo i criteri attraverso i quali viene solitamente limitato l’accesso a queste scuole.