Pubblichiamo questo interessante articolo che mostra la necessità e l’importanza di coniugare una posizione di sostegno alla politica di difesa (anche armata) dell’Ucraina e del suo governo contro l’invasione russa e, allo stesso tempo, una critica delle posizioni dello stesso governo ucraino rispetto alle questioni politiche e sociali. È stata ed è, fin dall’inizio del conflitto ucraino, la posizione difesa dall’MPS. In questo articolo si fa riferimento alla conferenza di Lugano del 2022 nella quale vi fu la prima discussione organizzata dall’imperialismo occidentale sul futuro e la ricostruzione neoliberali dell’Ucraina. Ebbene, varrà la pena ricordare che l’MPS fu l’unica forza politica ad opporsi apertamente ai contenuti di quella conferenza, cercando di organizzare, nel contesto difficile legato anche alla pandemia, un momento di contestazione.
Il riferimento alle lavoratrici e ai lavoratori civili, vittime della guerra di aggressione imperialista di Putin, deve ricordarci la dimensioni primaria e fondamentale di questo conflitto; e suggerirci che la fine di questa aggressione è l’elemento che può mettere in moto una logica di pace. Posizioni generiche di richiamo alla pace che, allo stesso tempo, non mettano in primo piano la rivendicazione del ritiro delle truppe russe dall’Ucraina, rischiano di essere, al di là delle buone intenzioni di questa posizione, un sostegno indiretto a Putin e alla sua politica di aggressione imperialista. Non dobbiamo scegliere, non lo abbiamo mai fatto, tra gli interessi “geopolitici” dei governi; dobbiamo schierarci, decisamente, a sostegno dei diritti dei popoli. Nel nostro caso il diritto del popolo ucraino ad autodeterminarsi. (Red)
Dall’aggressione armata della Federazione Russa contro l’Ucraina il 24 febbraio 2022, Ukrzaliznytsia (le Ferrovie ucraine) ha dimostrato di essere un’azienda infrastrutturale essenziale. I lavoratori delle ferrovie contribuiscono alla capacità di difesa dello stato con il loro eroico lavoro durante le ostilità e gli attacchi missilistici. Decine di migliaia si sono arruolati nell’esercito ucraino. Un anno fa, secondo i sindacati ferroviari ucraini, 353 di loro sono stati uccisi nei combattimenti o nel fuoco incrociato e 819 sono stati feriti.
Smantellamento dei diritti sindacali e sociali
Mentre la guerra e la sopravvivenza economica assorbivano l’attenzione della popolazione, “continuava lo smantellamento a bassa voce dei diritti sociali”, avvertiva Le Monde Diplomatique nel novembre 2023. Già nel marzo 2022 era stato presentato un primo progetto di legge per regolare i rapporti di lavoro in tempo di guerra. Questo disegno di legge è stato adottato senza dibattito o votazione dal parlamento ucraino. “Un metodo”, spiega Mediapart (21.6.2023), “facilitato dal divieto di sciopero e di manifestazione in base alla legge marziale, in vigore dall’invasione russa”. I datori di lavoro possono ora aumentare la settimana lavorativa da 40 a 60 ore, licenziare i propri dipendenti entro dieci giorni o sospendere temporaneamente i loro contratti di lavoro.
Nel luglio 2022, i deputati hanno approvato una seconda bozza di testo che sospende i contratti collettivi aziendali e dà ai datori di lavoro ogni margine di manovra per modificare unilateralmente le condizioni di lavoro. Questa volta, il testo imponeva cambiamenti che non sarebbero stati limitati al periodo di guerra. Il 9 agosto 2022, l’ETF, la Federazione europea dei lavoratori dei trasporti, che rappresenta i sindacati ferroviari e i loro membri, compresi i membri del SEV, a Bruxelles, ha lanciato l’allarme. L’ETF ha scritto alle massime autorità europee per esprimere le proprie preoccupazioni in merito al disegno di legge 5371, che priva quasi il 70% dei lavoratori dei propri diritti. Ha chiesto loro di intervenire per fermare gli attacchi al movimento sindacale in Ucraina.
Il diritto del lavoro, vittima collaterale della guerra
Invano. La legge è stata ratificata il 17 agosto 2022 dal presidente Zelensky. Per le aziende con meno di 250 dipendenti, non si applicano più contratti collettivi: i contratti di lavoro sono “negoziati” e firmati direttamente tra datore di lavoro e dipendente. Il 19 agosto 2022, le Confederazioni sindacali internazionali ed europee avevano denunciato, con una lettera di rara fermezza indirizzata alla Commissione e al Consiglio europeo, una legge “antisociale”, “motivata dagli oligarchi dietro il partito al potere, che non si preoccupano degli interessi del popolo”.
Livia Spera, segretario generale dell’ETF (European Transport Workers’ Federation), ha espresso chiaramente il suo malcontento nel febbraio 2023, dopo un anno di conflitto: “Il sacrificio dei lavoratori ucraini dei trasporti non deve essere ricompensato dalla distruzione dei loro diritti da parte del loro governo. Facciamo sapere a chi decide in Ucraina che il movimento sindacale internazionale è a conoscenza delle cosiddette ‘riforme’ e dei piani di privatizzazione portati avanti sotto la copertura politica di questa guerra, e che non li accetteremo. I diritti dei lavoratori ucraini non devono diventare un danno collaterale in questa guerra”.
Con l’intensificarsi della guerra, l’offensiva neoliberista del governo è stata raddoppiata alla fine del 2023 con una nuova bozza di riforma del Codice del lavoro ucraino redatta dal ministero dell’Economia e pubblicata dal governo. Il documento completo contiene 264 articoli e costituisce un attacco antisociale centrale ai diritti dei lavoratori. L’obiettivo è quello di perpetuare le limitazioni “temporanee” dei diritti del periodo bellico dopo la vittoria. In particolare, l’idea è quella di poter ridurre ulteriormente le gratifiche per il lavoro straordinario o notturno e di semplificare le procedure di licenziamento dei lavoratori. Il sindacato dei lavoratori delle costruzioni ferroviarie e dei trasporti dell’Ucraina (Turtcu), aderente all’ETF, ha reagito nel gennaio 2024 e ha sottolineato la necessità di una revisione. Si tratta di una questione urgente, perché se il nuovo codice venisse adottato quest’anno, entrerebbe in vigore nel 2025.
Dopoguerra neoliberale
Ci si potrebbe chiedere perché lo stato ucraino stia attaccando i servizi pubblici e i diritti dei lavoratori in questo modo, mentre dovrebbe concentrarsi sulla guerra. Anche se la prospettiva può sembrare remota, la risposta sta nella ricostruzione attraverso un “Piano Marshall”, anche per le ferrovie, che sta stuzzicando gli appetiti. Alla fine del 2022, la Banca Mondiale ha stimato in 350 miliardi di euro il costo dei danni in Ucraina. La questione era già all’ordine del giorno della conferenza di Lugano dell’estate 2022. La “bozza” del piano di ricostruzione citava la “posizione di resistenza dei sindacati” come vincolo istituzionale a un “mercato del lavoro moderno”. Finora i piani hanno seguito in gran parte la tradizione neoliberista, basata sui principi della deregolamentazione, della liberalizzazione, del sostegno ai settori di esportazione e delle privatizzazioni per attrarre capitali.
Le élite ucraine stanno quindi prendendo l’iniziativa di allentare il Codice del Lavoro per soddisfare l’Europa e il FMI, che aveva “offerto” prestiti condizionati in cambio di “riforme” favorevoli alle imprese, ma anche per attrarre capitali europei e americani. Alexander Rodnyansky, il principale consigliere economico del presidente ucraino, non nasconde che l’Ucraina deve diventare attraente attraverso “un vasto programma di privatizzazioni e una revisione completa del diritto del lavoro” (The Guardian, ottobre 2022).
Il popolo e i lavoratori ucraini meritano tutta la nostra solidarietà. In Ucraina, la guerra e il capitalismo sembrano purtroppo essere solo due facce della stessa medaglia che porta solo morte, sofferenza e un’inesorabile regressione sociale.
*articolo apparso sul sito del sindacato svizzero dei ferrovieri SEV, sev-online.ch il 17 aprile 2024.