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È evidente a tutte e tutti che il licenziamento della giornalista Paola Nurnberg affonda le sue radici nelle vicende sulle molestie sessuali e mobbing che hanno scosso la RSI negli anni scorsi e la cui “soluzione” ha lasciato molte ombre. Questo licenziamento avviene nel contesto di licenziamenti effettuati e annunciati che, per le loro modalità e per un nuovo e, per alcuni aspetti, brutale stile di gestione del personale (all’insegna del duo Timbal-Pelli), hanno fatto piombare la RSI in una vera e propria situazione di diffidenze e paure generalizzate.
Lo testimonia il testo che una dipendente della RSI ci ha inviati e che, evidentemente, vuole restare anonima.
Prende posizione sulla vicenda della giornalista licenziata e le esprime solidarietà; ma, soprattutto, getta una luce sinistra proprio sulla situazione che vivono i dipendenti della RSI. (Red)

Il licenziamento di Paola è una delle cose più assurde che abbiamo visto in RSI. Io la conosco, ho lavorato con lei quando era al telegiornale e anche se ho solo sentito qualcosa sulle molestie, perché la consegna è quella di stare sempre zitti come soldatini ubbidienti, vedevo come veniva trattata, e lei si ribellava. Adesso cercheranno di discreditarla dicendo che “aveva un brutto carattere”, che “non andava d’accordo con i colleghi”, che “era una frustrata”, che “professionalmente aveva delle pecche”, ecc. Come detto, io l’ho conosciuta e so bene che queste “voci” non corrispondono affatto alla persona con la quale ho lavorato. Ma anche se lo fosse, non si giustifica in nessun modo quello che ha subito in questi anni. Sì dava fastidio perché ha fatto valere i suoi diritti, perché diceva quello che pensava, perché ha preteso il rispetto della sua professionalità e perché ha creduto nel servizio pubblico.

Il caso di Paola è quello più evidente e brutale. Ma non è il solo. Altri colleghi sono stati licenziati per futili motivi, con pretesti costruiti ad arte. Molti altri subiscono ogni giorno pressioni, ricatti, molestie di vario genere. Non so se legalmente è possibile parlare di mobbing ma nel concreto lo viviamo così. I piani alti e i quadri troppo spesso abusano del loro potere, senza rispettare le leggi e il contratto collettivo. Senza parlare del rispetto della persona umana. Temiamo che la situazione peggiorerà con il piano di ristrutturazione in corso.

Spero che della storia di Paola si parli ancora tanto e si facciano avanti altre persone, anche se ammetto che abbiamo tutti paura, come si suol dire “teniamo famiglia”. So che in tanti l’hanno cercata privatamente per dirle due parole, pure io, ma nessuno dei dipendenti osa difenderla pubblicamente e questo spiega il clima che c’è là dentro. Una volta mi aveva confessato che una collega le aveva detto che nessuno voleva fare la fine che aveva fatto lei anche se dentro di noi in molti le davamo ragione.
Ci sentiamo abbandonati, isolati e impotenti. Il nostro “sindacato aziendale” dov’è? Perché non ha reagito da tempo a quanto sta accadendo in RSI? In generale e nel caso di Paola. Già dopo il caso delle molestie che si è sgonfiato rapidamente, abbiamo perso la fiducia nella nostra direzione e nel sindacato. Anche gli altri media, giornali e radio, hanno tutto sommato taciuto sulla vicenda di Paola, limitandosi a qualche trafiletto. Eppure tutti sanno, soprattutto nel nostro ambiente.

Speriamo che la lotta di Paola le serva a recuperare la sua dignità ferita. È una combattente, ci riuscirà. E chissà che questa battaglia non serva a darci un po’ di coraggio, a scoperchiare tutte le nefandezze che da troppo tempo avvengono in RSI. Il servizio pubblico è anche rispetto della dignità e delle condizioni di lavoro di chi è chiamato ad animarlo.

Termino esprimendo la totale solidarietà a Paola, ammirando il suo coraggio!

A complemento del testo che precede, pubblichiamo la presa di posizione del collettivo Io l’8ogni giorno sulla vicenda della giornalista Paola Nurnberg. (Red)

Basta molestie e sessismo. Il collettivo Io l’8 ogni giorno esprime la sua solidarietà alla ex giornalista RSI

Paola Nurnberg, ex giornalista RSI, subisce molestie sul lavoro e viene demansionata, perde il suo posto di primo piano come conduttrice del TG per passare all’informazione radio e in seguito viene licenziata per un post che esprime la sua opinione personale. Un agire arbitrario da parte del servizio pubblico radiotelevisivo, il quale era stato travolto da un vortice di denunce per molestie e mobbing da parte di alcune collaboratrici e collaboratori. Il tutto conclusosi in un nulla di fatto.

Essere licenziata per un post è davvero possibile? Apparentemente sì. Le collaboratrici e i collaboratori RSI devono seguire delle linee guida quando si esprimono sui social network. Il post di Paola Nurnberg, nel quale sollecitava una presa di coscienza collettiva rispetto alla propaganda politica delle destre, ha fatto scattare la mannaia del licenziamento, in assenza totale di un ammonimento. Pare proprio ci fosse dell’altro, questioni assai più difficili da gestire per un ufficio delle risorse umane preso d’assalto da diverse donne che hanno cercato di denunciare le molestie subite. Paola Nurnberg era stata spostata d’ufficio, senza possibilità di tornare al suo posto, dopo la segnalazione delle molestie. Una pratica che assomiglia a una punizione che in realtà avrebbe dovuto essere inflitta al molestatore e non alla vittima. Dopo aver trovato il coraggio di denunciare quanto subito, Paola Nurnberg diventa vittima impotente anche delle politiche del suo datore di lavoro, di una gestione del personale retrograda che ha garantito al molestatore di poter mantenere indisturbato il proprio posto di lavoro. Siccome erano aumentate le pressioni sull’ufficio del personale, quando Paola Nurnberg ha pubblicato il post incriminato [“Il pensiero della destra (non solo in Italia) attecchisce perché non è elaborato. È semplice, è di pancia, fa credere alla gente di essere nel giusto e di non avere pregiudizi. Concima, insomma, l’ignoranza. Sta alle singole persone scegliere se evolvere, emanciparsi, oppure no”] sembra sia divenuto il facile pretesto per un allontanamento dall’azienda.

Il collettivo Io l’8 ogni giorno denuncia queste pratiche arretrate del mondo del lavoro e nella fattispecie del servizio pubblico, per cui le vittime di molestie non vengono tutelate, ma demansionate, spostate d’ufficio e addirittura licenziate con pretesti assurdi. Paola Nurnberg non è sola. Secondo le statistiche una donna su tre subisce molestie sul lavoro e nonostante esistano direttive e leggi, la maggior parte delle aziende non mette in atto nemmeno le misure di sensibilizzazione minime raccomandate. Paola Nurnberg è una delle tantissime donne che hanno subito molestie sul posto di lavoro. Oggi è necessario un ampio dibattito pubblico su questo tema, che porti a delle misure efficaci di prevenzione e di denuncia e metta fine all’impunità degli aggressori.
Sorella noi ti crediamo.