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Alexander Dugin è l’architetto dell’ideologia che sta plasmando la Russia autoritaria di Vladimir Putin. Oggi sta cercando di influenzare e modellare la gioventù russa. I regimi autoritari hanno sempre una base ideologica. L’Italia fascista di Mussolini si ispirò ai sogni di grandezza di Corradini, Rocco e Federzoni. La Germania nazista si ispirò al darwinismo sociale di Chamberlain e alle teorie razziali di Alfred Ploetz, Karl Binding e Alfred Hoche.
La Russia di Putin non fa eccezione a questa regola. Dietro il suo edificio ideologico c’è un uomo: Alexander Dugin. Questo neofascista convinto, che dirige la casa editrice Arktogeja, si batte per una rivoluzione conservatrice in Russia. Esperti come il politologo tedesco Micha Brumlik lo considerano addirittura il “filosofo” di Putin.

Un curriculum universitario sotto controllo

Ma Dugin non si limita all’influenza politica attuale. Egli mira anche a plasmare il pensiero delle generazioni future. Come direttore della Scuola di Politica dell’Università Statale Russa di Scienze Umanistiche di Mosca, un’istituzione che porta il nome del filosofo fascista Ivan Il’in, sta lavorando a una revisione completa dell’insegnamento delle scienze politiche. Secondo un’inchiesta del media di opposizione Meduza, il suo progetto si basa su un programma dettagliato: un corso di 240 pagine accompagnato da un piano didattico di 76 pagine. L’obiettivo? Liberare le scienze politiche russe dal loro presunto “americanocentrismo”, che egli considera un cavallo di Troia per il neoliberismo. Per Dugin, l’influenza occidentale sta minando la cultura e la civiltà russa.
Egli sostiene un’educazione che rafforza il “senso civico” e il patriottismo, dove gli interessi dello stato hanno la precedenza su quelli degli individui. Una visione che ricorda quella del teorico fascista italiano Alfredo Rocco: “Lo stato è il fine del fascismo, l’individuo è solo il mezzo”.

Mosca, la “Terza Roma”

L’ideologia di Dugin si basa su una rilettura storica. Egli afferma che la Russia è l’erede diretta dell’Impero Bizantino, e quindi del vero Impero Romano d’Oriente. Questa teoria, che non ha alcuna base storica, viene imposta agli insegnanti, che devono trasmetterla ai loro studenti. Mosca diventa così la “Terza Roma”, un concetto che alimenta le ambizioni imperialiste e viene utilizzato per giustificare la guerra in Ucraina.
Seguendo la stessa logica, l’Istituto Ivan Il’in diffonde il neo-eurasismo, un’ideologia ripresa da Dugin. Immagina un impero russo che si estende “da Dublino a Vladivostok”, un’Europa assorbita da una potenza eurasiatica dominata da Mosca.

Un impero dall’Atlantico al Pacifico

Lo storico Stefan Wiederkehr cita una sorprendente affermazione di Dugin nel suo libro Kontinent Evrasija: “I veri confini della Russia, giustificati dalla geopolitica, sono a Cadice e a Dublino”.
In questa visione la vocazione dell’Europa sarebbe quella di unirsi a una risorta Unione Sovietica, e il crollo dell’URSS sarebbe stato solo un temporaneo indebolimento della Russia. Meduza rivela che le nuove linee guida accademiche impongono una lettura negativa della caduta dell’URSS. Inoltre, enfatizzano il ruolo centrale di Vladimir Putin, presentato come il “presidente forte” che ha ripristinato il potere russo. Gli studenti devono imparare che la stabilità del paese si basa su un sistema presidenziale potente e centralizzato, legittimato dal sostegno popolare.

Terra contro mare: uno scontro di civiltà

In termini geopolitici, la scuola di pensiero di Dugin contrappone due blocchi: le “civiltà della terra” e quelle “del mare”. Questa interpretazione, onnipresente nel suo insegnamento, dipinge l’Occidente come una civiltà marittima, mobile e adattabile, dominata dai flussi commerciali e dall’intelligenza economica.
Secondo questa logica, la guerra in Ucraina è solo un episodio di questo conflitto secolare. Intervenendo, la Russia non farebbe altro che “ripristinare il suo posto nell’ordine mondiale”, dopo che gli Stati Uniti avevano “occupato la zona neutrale dell’Ucraina” durante la rivoluzione di Maïdan nel 2014.

Indottrinamento sistematico

Attraverso il suo programma educativo, Dugin cerca di plasmare la gioventù russa a lungo termine. Il suo obiettivo è quello di radicare idee reazionarie e ultranazionaliste, rendendo più difficile la realizzazione di riforme progressiste una volta che Putin se ne sarà andato.
L’università che dirige forma gran parte dell’élite politica russa e si assicura che queste future élite condividano una visione del mondo in linea con i suoi ideali. Resta da vedere se questo nuovo curriculum, che dovrebbe diventare obbligatorio in tutti i corsi di scienze sociali e umanistiche, sarà effettivamente introdotto. Per il momento la decisione non è ancora stata presa, ma Dugin sta intensificando le sue pressioni. Il suo obiettivo è chiaro: plasmare i giovani russi a sua immagine e somiglianza e indottrinarli all’ideologia fascista.

*articolo apparso su Watson il 9 marzo 2025.