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La proposta dello scrittore Michele Serra, ripresa e sviluppata dal quotidiano La Repubblica, per una manifestazione a sostegno dell’Europa e della sua iniziativa politica che si terrà il prossimo 15 marzo, sta suscitando un ampio dibattito in Italia (segnaliamo, come fa l’articolo che segue l’editoriale del manifesto ed anche l’articolo di Marco Bersani; un dibattito che permette anche di tornare sull’analisi di cosa sia e come si è costruito il progetto Unione europea (UE). Un dibattito che ci interessa da vicino (sempre di attualità la discussione sul rapporto con l’UE) e che ci vede condividere la posizione dei compagni e delle compagne di Sinistra Anticapitalista. (Red)

Quanto è avvenuto in questa ultima settima nelle e tra le due sponde dell’Atlantico esprime plasticamente una accelerazione politica e storica; immagini e dichiarazioni viste e ascoltate da centinaia di milioni di persone fotografano un nuovo mondo ed aprono una nuova fase storica. In realtà questo nuovo mondo era già ben presente da alcuni anni; oggi sono cadute alcune ipocrisie che lo rendevano meno percepibile e lo nascondevano a livello di massa; stiamo parlando dello scontro tra i diversi imperialismi, tra le potenze capitaliste dominanti e dei loro conflitti per dividersi il mondo.

La nuova fase storica e la legge dei più forti

La nuova fase storica è caratterizzata da numerosi elementi: la plurima crisi del sistema capitalistico, l’accelerarsi della crisi ambientale, la sempre più sfrenata corsa al profitto, l’accaparramento delle risorse e delle terre rare del pianeta, una concorrenza economica ancora più pesante che scuote i precedenti assetti della mondializzazione, le guerre commerciali che si acuiscono e infine la corsa sfrenata al riarmo e il moltiplicarsi delle guerre. Sul piano politico proliferano i nazionalismi e le ideologie reazionarie e fasciste con la crescita quasi esponenziale delle forze politiche che li rappresentano. I diritti del pianeta a conservare un equilibrio ecologico, i diritti dei popoli all’autodeterminazione, i diritti sociali, democratici sociali conquistati dalle classi lavoratrici vengono rimessi in discussione.; lo stato del diritto internazionale frutto dei precedenti equilibri tra le grande potenze uscite dal secondo dopoguerra e così anche quelli ancor più precari emersi dalla scomparsa dell’Unione sovietica è rimesso in discussione. Sono tanti oggi i “cattivi”, i potenti della terra che sostengono e praticano solo la legge del più forte senza infingimenti.

Se un merito va attribuito a Trump è che ha svelato apertamente queste scelte di dominio di tutte le grandi forze capitaliste. Trump sta massacrando e massacrerà sempre più vastissimi strati sociali della popolazione americana a vantaggio dei suoi amici e compari super ricchi; Trump punta apertamente a un accordo con la Russia per la spartizione del mondo che è quello che vuole a sua volta l’autocrate di Mosca; cerca di chiudere la guerra in Ucraina perché pensa che dovrà combatterne una più grande nell’indopacifico per mantenere l’egemonia americana; nel frattempo porta a casa, (l’accordo con Zelensky sta per essere firmato), l’accaparramento di una parte cospicua delle risorse dell’Ucraina. 

Gli alleati grandi e piccoli sono solo vassalli che devono adeguarsi con le buone e con le cattive (i ricatti) ai suoi interessi e scelte, compresa l’Unione Europea, messa da parte, e su cui deve essere scaricata una parte dei costi economici e militari al fine di preservare gli interessi del capitalismo USA. In realtà dopo lo scontro nello studio ovale e le prese di posizione propagandistiche dei dirigenti della UE la situazione è in evoluzione. il Primo ministro britannico tesse la tela che tiene insieme la trattativa economica e la ricerca di un accordo tra USA e l’Europa in cui ci sia anche la questione ucraina tanto è vero che ha spinto Zelensky ad affermare : “Pronto a lavorare per la pace sotto la guida del presidente Usa”  

Sono le potenze imperiali in difficoltà o in declino che più di altre mostrano apertamente il loro volto aggressivo. Quando Trump afferma “Rifaremo l’America Grande” prende atto del declino americano (compreso l’enorme debito che grava sugli USA) proponendosi di riaffermarne l’egemonia mondiale con molteplici strumenti, come anche è emerso dall’inquietante discorso dell’Unione in cui è stata ribadita la volontà di annettersi la Groenlandia e di riprendersi Panama.

La Russia, a sua volta in grande difficoltà dopo scomparsa dell’URSS, si è ricostruita come potenza capitalista sotto il regime autocratico e reazionario di Putin e ben presto ha ripreso il controllo con la forza delle aree che configuravano l’impero zarista ad oriente; poi si è rivolta ad Ovest per “garantirsi la propria sicurezza”, cercando una nuova spartizione con le potenze occidentali e passando poi rapidamente ai fatti con l’invasione brutale della Ucraina negando il diritto all’esistenza e all’autodeterminazione  di una intera nazione e popolo.

Ha fatto male i calcoli perché pensava di arrivare a Kiev rapidamente col collasso dello stato ucraino ed invece ha trovato una grande resistenza popolare di massa che ha potuto contare sull’aiuto delle armi occidentali. L’operazione speciale di Putin è diventata una terribile e prolungata guerra. Ma anche l’Europa capitalista e gli Usa di Biden hanno fatto male i calcoli, hanno pensato che la guerra potesse essere vinta e/o che fosse loro interesse che continuasse a lungo, al fine di logorare la Russia e magari anche che il regime di Putin potesse entrare in crisi.

L’Europa non ha mai contemplato di cercare una soluzione politica, ammesso sempre che fosse possibile. La realtà è stata assai diversa dai disegni di Putin e da quella che si immaginano i governi europei e i talk show televisivi nostrani.

Dopo tre anni di guerra siamo a un milione tra morti e feriti dalle due parti, intere generazioni di giovani dei due paesi caduti in battaglia e decine di migliaia di civili ucraini morti sotto le bombe russe, immensi territori distrutti. E la guerra non può che alimentare i peggiori nazionalismi reazionari. Per questo è necessario che ci sia il cessate il fuoco.

Nel frattempo i dirigenti europei e americani mentre dicono di voler difendere i diritti alla libertà del popolo ucraino, contemporaneamente, utilizzando il “doppio standard”: sostengono politicamente ed anche militarmente l’azione del governo israeliano del tutto complici del massacro del popolo palestinese e della negazione di ogni suo diritto. Anche in questo caso Trump è colui che espone più apertamente gli interessi di tutte le potenze occidentali e del governo sionista, la cacciata dei palestinesi dalle loro terre, il rafforzamento ulteriore della potenza neocoloniale sionista testa di ariete in Medio Oriente.

Rifaremo l’Unione Europa grande ed armata fino ai denti

L’EU mostra oggi tutti i suoi limiti, politici, sociali e democratici. Le borghesie europee non sono riuscite a costruire uno stato federale e una governance politica centralizzata corrispondente alla loro forza economica (vedi le rampogne di Draghi), così sono stati condizionati e prigionieri delle scelte degli USA pagando dei prezzi molto forti: Trump oggi la minaccia con i dazi ed ha già ottenuto che la UE si faccia carico di massicce spese militari, comprando ancora più armi dai produttori americani.

Le elites europee da più di 20 anni hanno praticato brutali politiche di austerità che hanno via via smantellato lo stato sociale, peggiorato drasticamente le condizioni di vita delle classi lavoratrici, favorendo così anche lo sviluppo delle forze reazionarie e fasciste; hanno assunto sempre più le politiche dei partiti di destra contro i migranti; le forze dell’estrema destra sono ormai integrate nella governance politica europea; e sul piano istituzionale si sta scivolando verso organismi autoritari e ademocratici.

Hanno potuto farlo anche perché hanno sconfitto quelle forze sociali e politiche che nel corso del XX secolo sono state i soggetti che con le loro lotte  hanno “imposto” che i paesi  dell’Europa fossero un poco meglio di altri paesi del mondo sul piano dei diritti sociali, civili e democratici: stiamo parlando delle classi lavoratrici. Ed hanno fatto a pezzi il movimento operaio che era la struttura portante di questo “compromesso sociale”. Ed hanno potuto farlo anche perché le direzioni socialdemocratiche e le burocrazie sindacali si sono adeguate alle scelte liberiste delle borghesie. Senza il protagonismo e il ruolo delle classi lavoratrici non c’è vera democrazia. 

La retorica sull’Europa democratica e progressista, risulta quindi del tutto falsa di fronte alla realtà dei fatti. 

La Bandiera UE che oggi la corrente liberista della borghesia espressa da La Repubblica propone per una manifestazione nazionale è una bandiera fasulla sotto la cui ombra negli ultimi anni sono state fatte le peggiori scelte, è la bandiera del capitalismo che ha prodotto la crisi attuale. Si legga in proposito l’editoriale del manifesto ed anche l’articolo di Marco Bersani.

L’Europa comunitaria sorta dopo la seconda guerra mondiale per porre fine ai contrasti tra il capitalismo francese e quello tedesco, in nome di una politica di pace e orientata verso una politica socialdemocratica nella fase dell’età dell’oro del capitalismo, ha cominciato a erodersi già negli anni 80 con le prime scelte liberiste, poi sempre più rafforzatesi nel corso degli anni fino alla dominanza totale della austerità. Si rimanda a questo articolo di approfondimento sul percorso dell’unità europea.

Oggi assistiamo a un nuovo stadio con la Presidente della Commissione, ma è anche l’opzione di Draghi, che concepisce il futuro dell’Europa attraverso un gigantesco piano di riamo militare. Non l’Europa della giustizia sociale, dei diritti e delle scelte ecocompatibili come strumenti anche per affrontare il futuro e le sfide della pluricrisi mondiale, ma l’Europa dell’aumento esponenziale delle spese militarti che sarà caricato sulle spalle delle classi lavoratrici. 

Siamo in pieno revival del logoro slogan dell’impero romano: “Se vuoi la pace prepara la guerra”, con il richiamo al fascismo italiano quando si dice che bisogna rinunciare al “burro” per avere i “cannoni”.

Non saremo quindi in nessun modo alla ambigua e fasulla manifestazione promossa da La Repubblica, sotto una bandiera che si è macchiata delle peggiori scelte.

Un’altra Europa è possibile e necessaria

Siamo però più che mai per l’unità dell’Europa, ma di un’altra Europa diversa da quella capitalista ed imperialista.

Questa è possibile solo attraverso l’attività e l’unità delle classi lavoratrici del continente, un rilancio e una riorganizzazione del movimento delle lavoratrici e dei lavoratori per difendere i loro diritti e le loro condizioni sociali, la distribuzione del lavoro esistente, salari decenti, scuola e sanità adeguatamente finanziate per tutti e tutti, la tassazione dei ricchi e delle fortune; al centro delle scelte economiche e politiche la vita delle persone e non i profitti e gli interessi delle corporations e tanto più del conglomerato bellico. E’ questo anche l’unico modo per battere le spinte reazionarie e fasciste. 

E ancora: la spesa pubblica per garantire effettivamente una rapida transizione green, per salvare l’ambiente e contrastare il riscaldamento climatico, una politica di pace, nel senso di una azione per garantire il diritto di tutte le popolazioni e anche delle diverse minoranze all’autoderminazione, una forte offensiva di massa per una politica di disarmo. Forse è proprio questo che può rendere più difficile l’azione dei diversi governanti imperiali, di aprire varchi sociali in altri paesi.

La prospettiva della costruzione di una federazione di stati europei, cioè degli Stati uniti di Europa che ha attraversato il 900, deve essere ripresa, deve costituire un progetto alternativo, una finalità di classe, dentro una prospettiva di società ecosocialista per affrontare le terribili sfide economiche, sociali ed ambientali che questa epoca pone.

Non ci alleiamo con le borghesie europee ipocrite e non meno imperialiste dai loro soci americani e russi, Non pensiamo che la soluzione e il contrasto all’imperialismo americano egemone possa avvenire dalle altre potenze capitaliste ed imperialiste non meno oppressive dei loro popoli e alla ricerca di nuovi spazi economici e geopolitici che alcuni identificano fasullamente nei BRICS.

Più che mai pensiamo si possa partire dalle classi sfruttate ed oppresse, dalla loro organizzazione, dal rafforzamento della loro coscienza di classe, dallo loro unità al disopra delle frontiere combattendo tutti i nazionalismi reazionari e i doppi standard che praticano  tutti i potenti della terra a secondo delle loro alleanze.

Possiamo così riassumere l’impianto politico strategico che caratterizza la nostra organizzazione assai diverso da quello di altre forze della sinistra, ma che non ci impedisce certo di essere ben presenti in tutte le manifestazioni sociali e politiche contro le politiche capitaliste, le forze fasciste e le politiche di guerra: 

  • Contro la barbarie capitalista che distrugge le persone, i popoli e l’ambiente.
  • Contro tutti gli imperialismi e ogni forma di oppressione e sfruttamento.
  • Per porre fine alla guerra, alla folle corsa al riarmo e alla spirale suicida del militarismo.
  • Per i diritti dei popoli alla loro autodeterminazione.
  • A fianco delle classi lavoratrici e delle/dei oppresse/i di tutti i paesi, a sostegno dei loro diritti e delle loro rivendicazioni economiche, sociali, ambientali e democratiche, 
  • Per l’unità e la solidarietà internazionalista delle classi oppresse e sfruttate per costruire una alternativa ecosocialista.

*Sinistra Anticapitalista