Batte la grancassa della campagna elettorale e ormai il bersaglio privilegiato sono i frontalieri. Abbiamo bassi salari sempre più bassi? Colpa dei frontalieri. La qualità della formazione si sta abbassando? Colpa dei frontalieri. I giovani che vivono in Ticino non trovano posto di lavoro? Colpa dei frontalieri.
I lavoratori e le lavoratrici frontalieri stanno diventando il vero e proprio capro espiatorio sul quale ormai quasi tutti stanno scaricando…le proprie colpe.
Ormai da ogni angolo, destra e sinistra parlamentare, vengono proposte tese a limitare le colpe di questi circa 50’000 lavoratori e lavoratrici che, ogni giorni, arriverebbero in Ticino con l’obiettivo di togliere il pane di bocca ai lavoratori residenti in Ticino.
Così, ad esempio, si propone di contingentare i frontalieri, oppure di dare la priorità, nelle assunzioni, ai lavoratori che risiedono in Ticino; o ancora di concedere sgravi fiscali alle aziende che assumono prioritariamente lavoratori che vivono in Ticino.
La lista è amplissima: tutte proposte, potremmo dire, facendo della facile ironia, assolutamente irrealizzabili dal punto di vista legale. Cioè contrarie alle disposizioni legali e costituzionali vigenti in Ticino.
L’ironia non viene certo dalla situazione, che è gravissima e che rischia di peggiorare sempre di più.
Mi viene invece da ridere, per non pingere, pensando che tutto questo bel mondo, poco più di un anno fa, si distinse in Gran Consiglio ad illustrare quanto fosse irricevibile, perché contraria alla disposizioni costituzionali vigenti, la nostra iniziativa popolare che chiedeva l’introduzione di un salario minimo legale di 4’000 franchi mensili (per 13 volte e sulla base di un orario settimana di 40 ore).
Tutte questo bel mondo ora, non solo fa proposte che non stanno né in cielo né in terra, ma cerca di dare ad altri ( i frontalieri) le colpe che sono loro e dei loro amici datori di lavoro.
Perché se un lavoratore frontaliero viene a lavorare per meno di 3’000 franchi le responsabilità non sono certo sue. Sono, invece di due categorie di persone, ben definite.
Da un lato i datori di lavoro (che appartengono a molti dei partiti che cercano di cavalcare la questione frontalieri, a cominciare dai padroni leghisti) che offrono salari da fame ai lavoratori frontalieri e che assumono questi lavoratori perché sanno che, con quei salari, un lavoratore che dovesse vivere in Ticino non ce la farebbe.
Dall’altro sono responsabili i rappresentanti della classe politica che hanno accettato, praticamente tutti, di concludere gli accordi bilaterali senza pensare alle conseguenze su salari e condizioni di lavoro. Ci hanno venduto misure di accompagnamento bidone (avrebbero dovuto proteggere dal dumping salariale e sociale): la realtà è lì a dimostrarlo.
Ora tutti cercano di scaricare le proprie responsabilità su altri. In periodo elettorale, dovendo presentare un bilancio assolutamente negativo (che il dumping salariale avanzi in Ticino) lo nota ormai chiunque, non si trova di meglio che incolpare di tutto migliaia di lavoratori e lavoratrici che ogni giorno vengono a lavorare, non a divertirsi. Per di più, spesso, pagati con salari che, anche tradotti in euro non fanno certo la loro felicità.
* candidato MPS al Gran Consiglio e al Consiglio di Stato