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Stando a un comunicato Swissinfo dell’agosto 2007, in Svizzera ci sono tra i 200’000 e i 250’000 giovani che vivono in condizione di povertà. Ben il 45% dei beneficiari dell’aiuto sociale, sono persone al di sotto dei 25 anni. Nei centri urbani, si stima che una persona su 10, di età compresa tra i 18 e i 25 anni, dipende dall’aiuto sociale. I giovani sono dunque un soggetto sociale tra i più esposti al rischio della povertà.

 

Le cause della povertà giovanile sono molteplici: si può essere figli di disoccupati, avere una famiglia con un reddito troppo basso, i cosiddetti “working poor”, si può appartenere a famiglie monoparentali, ecc. Queste sono tutte condizioni ereditate dalla famiglia, che spesso si vanno a sommare, in una spirale di esclusione, alla mancanza di una formazione professionale di base. Il 70% dei giovani colpiti dalla povertà, non possiede un diploma, a conferma di una stretta connessione tra fattori ereditari della povertà e fattori acquisiti nel corso della vita. Una percentuale importante, il 30%, che un diploma professionale lo ha comunque conseguito, rimane ugualmente incastrato in questa rete vischiosa fatta di precarietà, difficoltà a trovare un lavoro stabile e degnamente retribuito e necessità di ricorrere agli aiuti assistenziali.

Queste cifre, rese pubbliche da 4 anni, non possono che essere peggiorate in questi anni di accentuazione della crisi economica e delle sue ricadute sociali. Inoltre, vale la pena ricordarlo, riguardano tutta la Svizzera. Possiamo supporre, senza timore di sbagliare, che in Ticino la situazione sia ancora più allarmante: vi si trovano i salari più bassi e le condizioni di lavoro meno garantite, anche a causa della pressione della concorrenza dovuta agli accordi bilaterali.

La situazione dei giovani è in generale sempre più dura rispetto alla media e la crisi non fa altro che aggravarla ulteriormente. Si pensi alla maggioranza degli studenti universitari obbligata a lavorare per pagarsi gli studi, nonostante obblighi di frequenza e ritmi di studio sempre più pressanti, o agli apprendisti, confrontati con salari che non permettono loro nemmeno di rientrare con le spese base collegate alla loro formazione professionale e costretti dunque a far capo a famiglie che spesso hanno mezzi limitati.

La dura situazione materiale si accompagna alla miseria culturale. Infatti, quando si fa fatica a tirare a fine mese, diventa molto difficile potersi concedere momenti di svago e socializzazione, soprattutto in un paese dove andare al cinema, per fare un esempio, costa più di 15 franchi e andare a un concerto, non meno 50 franchi.

D’altro canto, i locali che offrono manifestazioni culturali per i giovani a prezzi accessibili non hanno vita facile e si trovano ad affrontare continui attacchi: dalle periodiche retate della polizia, che hanno come scopo principale l’intimidazione, alle intimazioni da parte dei vari Comuni a limitare l’attività e ad applicare misure “di sicurezza” e repressive verso i clienti a spese dei gestori di piccoli luoghi di ritrovo. Ciò rende queste attività sempre meno attrattive per chi le svolge e dunque sempre più rare, spingendo i giovani verso una marginalizzazione sempre maggiore.

Ne sono alcuni esempi vicende poco mediatizzate, come la chiusura di locali come il Bvlgary a Mendrisio, che ospitò gruppi rock emergenti da tutta Europa, per cui fu promossa una petizione inascoltata, e altre più conosciute, come quella meno sfortunata del Grotto Pasinetti, storico locale bellinzonese, che si è salvato dalla chiusura grazie alla mobilitazione di chi non si rassegna alla continua criminalizzazione di ogni forma di divertimento che non sia gestita da grossi interessi capitalistici.

Di fronte a tutto questo, la lista MPS-PC è l’unica che ha formulato proposte chiare per combattere la povertà economica dei giovani, l’esclusione dal diritto allo studio, la carenza di posti di tirocinio prima e di lavoro poi, l’emarginazione politica e sociale.  Per questo proponiamo:

 

– l’introduzione di un salario minimo legale per gli apprendisti di 1’000 franchi al primo anno (con un aumento del 30% per ogni altro anno successivo di apprendistato);

– la gratuità dei trasporti pubblici per studenti e apprendisti ;

– l’aumento del limite di reddito determinante al di sotto del quale scatta il diritto all’assegno di

studio;

– il potenziamento delle scuole professionali a tempo pieno per la formazione di giovani che non

trovano un posto di apprendistato;

– 10 settimane di vacanze per gli apprendisti (parificazione con gli studenti);

– il raddoppio dei posti di tirocinio nell’amministrazione cantonale e nelle aziende pubbliche e

parapubbliche;

– l’introduzione del diritto di voto a 16 anni;

– l’accesso gratuito per i giovani alle manifestazioni culturali.

 

Queste sono alcune misure, le più urgenti, che noi riteniamo necessarie per cominciare a dare risposte adeguate. E se tutto questo ha un prezzo: ebbene, non ci stancheremo di ripetere che i soldi ci sono, e anche tanti: basta andare a prenderli con una diversa politica fiscale!

 

* Candidato MPS per il Gran Consiglio