Qui di seguito pubblichiamo il commento del deputato dell’MPS Matteo Pronzini in seguito alla risposta del Consiglio di Stato in merito all’interrogazione del 2 aprile sulla vicenda delle aperture domenicali al Centro Ovale di Chiasso. In allegato potete leggere sia l’interrogazione del 2 aprile sia la risposta del Consiglio di Stato del 19 aprile. (Red.)
Ieri, giovedi 19 aprile, il Consiglio di Stato ha risposto alla mia interrogazione del 2 aprile con la quale ponevo una serie di domande in relazione alle aperture domenicali del Centro Ovale di Chiasso e, più specificatamente, sul fatto che, facendo lavorare il personale senza alcuna autorizzazione, viene platealmente disattesa la Legge federale sul Lavoro (LL) che vieta il lavoro domenicale permanente nella grande distribuzione.
In realtà il Consiglio di Stato, mostrando un chiaro imbarazzo, non risponde in modo aperto alle precise domande poste (se non alle prime due confermando che effettivamente è il Cantone l’autorità di sorveglianza e applicazione della Legge federale sul lavoro).
Sulle altre tre domande il governo non risponde in modo chiaro: la sua posizione si può dedurre tuttavia dal tentativo di distrazione attuato con l’elencazione di una serie di fatti che poco o nulla hanno a che vedere, direttamente, con le richieste formulate.
Il Consiglio di Stato si limita a ribadire di essere favorevole il lavoro domenicale, sostenendo di lavorare ad una fantomatica soluzione che, attraverso una modifica legislativa a livello federale, permetta di derogare la divieto del lavoro domenicale. Ora questa intenzione non è ancora nemmeno stata formulata: prova ne sia che la Deputazione ticinese alle Camere federali (che dovrebbe essere il soggetto promotore di questa modifica) non ha ancora visto nulla. Poi vi sarebbe la definizione della stessa, il suo inoltro, l’iter parlamentare, ecc. ecc.: un percorso che, realisticamente ed ammesso e non concesso che arrivi ad una conclusione positiva, impiegherebbe almeno un paio di anni. Molto fumo e poco arrosto!
Il governo cerca poi, in modo disonesto di fronte alla pubblica opinione digiuna di conoscenze specifiche in materia legislativa, di mescolare le carte confondendo esplicitamente autorizzazione alle aperture domenicali (di competenza cantonale e concessa dal DFE) e autorizzazione al lavoro domenica permanente, di competenza dell’autorità federale (SECO). Sono due quindi le autorizzazioni necessarie al centro Ovale: la prima è stata ottenuta dal DFE (con l’accordo del governo), la seconda non è mai stata ottenuta anche perché, a quanto ci risulta, non è mai stata richiesta (ne fa fede il fatto che non è mai stata pubblicata, come esige la prassi, sul Foglio Federale).
Il governo non ha alcuna autorità, contrariamente a quanto sembra suggerire nella sua risposta, per “confermare la prassi fin qui adottata” . Si deduce comunque da queste affermazioni, indirettamente, che il Consiglio di Stato è al corrente che al Centro Ovale di Chiasso viene apertamente infranta la Legge sul Lavoro e che non sta intraprendendo nulla per correggere questo stato di cose. In altre parole il Consiglio di Stato afferma che in Ticino le disposizioni di legge possono essere infrante sotto gli occhi dell’autorità che, cosciente, lo permette.
Peregrine e false appaiono poi le osservazioni di carattere più generale tese a cercare di nascondere l’errore di fondo commesso dal DFE (e dal governo) concedendo l’autorizzazione all’apertura domenicale permanente al Centro Ovale. Perché è da questa decisione che tutto il problema nasce.
Non è vero, come si afferma nella risposta, che vi sia stato “un convinto consenso dei sindacati al lavoro domenicale”. Basterebbe ricordare i numerosi interventi sindacali contro questa prospettiva (compreso il referendum vittorioso contro il progetto di legge sugli orari di apertura dei negozi del 1999).
La vicenda FoxTown rappresentò, proprio a causa delle decisioni dell’allora responsabile del DFE e del governo, una sconfitta sul principio dell’apertura domenicale dei negozi. Si cercò allora di limitare al solo FoxTown quella sconfitta, sulla base di un accordo contrattuale che cercava di “compensare” i danni causati ai lavoratori dal lavoro domenicale. La base del tacito accordo ad una situazione di fatto illegale veniva dalla comune condivisione che il caso FoxTown fosse un unicum, una eccezione che avrebbe dovuto scongiurare la ripetizione di simili casi e, in particolare, evitare la concessione di altre autorizzazioni all’apertura domenicale permanente di supermercati.
È quello che la signora Sadis non ha capito (o fa finta di non capire). È la decisione del suo dipartimento di concedere l’apertura domenicale ad un centro che non ha alcuna ragione commerciale per aprire la domenica, che offre prodotti che si possono trovare tutti gli altri giorni in molti altri negozi dislocati attorno ad esso, ad avere “smosso le acque” e condotto ai problemi di “coerenza giuridica” oggi avanzati.
Se l’intelligenza guidasse l’azione del governo, la soluzione potrebbe facilmente essere trovata: basta accogliere il ricorso di chi sostiene che il Centro Ovale non ha alcuna ragione per giustificare la apertura domenicale permanente e tutti i problemi di “coerenza legislativa” verrebbero a cadere. Poiché se cade l’autorizzazione all’apertura domenicale, evidentemente non si pone nessun problema relativo ad una eventuale autorizzazione di deroga al divieto del lavoro domenicale.
Questa strada è l’unica, realistica e seria, per “risolvere” il problema che l’atteggiamento estremistico del DFE in materia di apertura domenicale permanente ha combinato. È questo pasticcio a “mettere in pericolo” (ammesso e non concesso che questo pericolo esista) realtà sviluppate come il FoxTown. Non certo la richiesta (mia e delle organizzazioni sindacali) del rispetto delle disposizioni di legge al Centro Ovale di Chiasso.
Matteo Pronzini, MPS