Sempre più spesso ormai sentiamo parlare della necessità di “concentrare” le specialità ospedaliere. Alla base di queste indicazioni vi sono sicuramente buone ragioni d’ordine tecnico e medico. Come altre professioni anche la professione medica si basa sulla necessità di una approfondita esperienza, esperienza che in molti casi può venire solo dall’esercizio continuo ed applicato di pratiche mediche.
Ed è quindi vero quel che si afferma: che per garantire qualità e sicurezza di certi interventi medici di carattere specialistico appare necessario che vengano eseguiti costantemente e venga garantita una massa critica minima.
Sappiamo anche che questi ragionamenti non sono né neutri, né attengono solamente a questioni di ordine medico. Tutti possono infatti constatare che tali dinamiche stanno prendendo piede anche a causa della introduzione dei nuovi sistemi di finanziamento ospedaliero.
Il nuovo sistema di finanziamento, incentrato sul riconoscimento di un importo fisso per ogni tipo di prestazione (il cosiddetto sistema DRG), spinge infatti verso la razionalizzazione e la concentrazione delle cure ospedaliere, e non certo solo per ragioni mediche; ma, quasi sempre, per garantire tassi di redditività che permettano al capitale privato di prospettare un suo intervento sempre più importante nel settore. Rimandiamo i nostri lettori, su questi punti, agli articoli che Solidarietà ha pubbblicato negli ultimi mesi.
In altri paesi (ad esempio in Germania) questi nuovi sistemi di finanziamento hanno già spinto ad una concentrazione e soppressione di interi reparti ed ospedali. Hanno inoltre peggiorato fortemente le prestazioni ospedaliere, in particolare per quel che riguarda l’assistenza ai pazienti. Infatti uno degli ulteriori aspetti di queste politiche è la pressione che viene esercitata sui lavoratori e le lavoratrici degli ospedali, attraverso i tagli degli organici e la razionalizzazione dei tempi di cura.
La prossima pianificazione ospedaliera (2015) dovrà decidere quali reparti e quali prestazioni entreranno a farvi parte, attraverso la consueta trattativa che fissa, ospedale per ospedale (pubblico e privato), la presenza di reparti di cure e la loro dimensione (numero di letti).
Non vi sono dubbi che, attorno all’idea di centralizzare un certo numero di cure specialistiche, vi sia anche quella di concentrare anche una serie di prestazioni fondamentali, di base potremmo dire, che oggi i principali ospedali del cantone (gli ospedali regionali di Mendrisio, Lugano, Bellinzona e Locarno) offrono a tutti i pazienti.
L’attuale legislazione non offre alcuna garanzia che una serie di prestazioni e reparti siano ancorati negli ospedali pubblici. Questo avviene solo attraverso il meccanismo della pianificazione, frutto di una laboriosa trattativa (tra i vari attori interessati – Cantone, assicuratori, ospedali, ecc.) sulla quale la popolazione non ha nulla da dire; nemmeno il Gran Consiglio può modificarla, limitandosi a prendere conoscenza dei risultati.
L’iniziativa “Giù le mani dagli ospedali” vuole ancorare nella legge il fatto che, comunque, una serie di prestazioni e reparti saranno, indipendentemente dalle altre decisioni della pianificazione ospedaliera, garantite negli ospedali regionali dell’Ente ospedaliero cantonale (cfr qui sotto il testo dell’iniziativa).
Ma, accanto a questo tema della razionalizzazione delle cure ospedaliere, ve ne è un altro che si affaccia con altrettanta urgenza. Si tratta della necessità di poter disporre di cure ambulatoriali di qualità in modo permanente: lo testimoniano i diversi centri ambulatoriali, con diverse discipline, che cominciano a sorgere in alcune regioni del Cantone e ai quali i pazienti possono rivolgersi in ogni momento e durante tutto il giorno con orari prolungati.
La prova che si tratti di un bisogno sentito, che ha origini nella trasformazione e nella crisi sociale che investe la nostra società, è confermato dall’impennata che ha fatto segnare, in questi ultimi anni, il numero dei pazienti che si rivolgono al pronto soccorso, pur non avendo patologie tipiche di quel tipo di struttura. Si tratta, evidentemente, di un bisogno che l’attuale rete di studi medici non riesce, per ragioni diverse, a soddisfare.
Per questo l’iniziativa chiede anche che negli ospedali regionali e negli ospedali di zona venga organizzato, nell’ambito del «servizio di Emergenza e Pronto soccorso» o in forma separata, un servizio ambulatoriale di medicina generale al quale ogni persona ha il diritto di rivolgersi in qualsiasi momento.
Il testo dell’iniziativa
- 1. Negli ospedali regionali gestiti dall’Ente Ospedaliero Cantone ( Bellinzona, Locarno, Lugano, Mendrisio) sono garantite, nel quadro della pianificazione ospedaliera federale e cantonale, le seguenti specialità con i relativi reparti di degenza:
– medicina interna
– chirurgia
– pediatria
– ginecologia
– ostetricia
– terapia intensiva certificata dalla Società Svizzera di Medicina Intensiva
- 2. Negli ospedali regionali gestiti dall’Ente Ospedaliero Cantone ( Bellinzona, Locarno, Lugano, Mendrisio) sono garantite, nel quadro della pianificazione ospedaliera le prestazioni di “Emergenza e Pronto soccorso” secondo quanto previsto dalla Direttiva del Dipartimento della sanità e della socialità sui Servizi di “Emergenza e Pronto Soccorso” di categoria A del 4 giugno 2007.
- 3. Negli ospedali regionali e negli ospedali di zona verrà organizzato, nell’ambito del servizio di “Emergenza e Pronto soccorso” o in forma separata, un servizio ambulatoriale di medicina generale e altri servizi destinati all’esame e alla cura di persone non ospedalizzate. Ogni persona ha il diritto di rivolgersi a questo servizio ambulatoriale.