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azovDivieto del Gay Pride, aggressioni e violenza: i neofascisti tornano in prima linea a Kiev e promettono una “rivoluzione bianca” con parole d’ordine razziste. I media ucraini li tollerano, mentre le autorità li hanno integrati nelle strutture militari della loro “operazione antiterroristica”, nell’ambito della quale comandano il battaglione Azov.

 

Nelle ultime settimane una serie di eventi ha nuovamente messo in evidenza la pericolosità delle bande neofasciste che operano a Kiev e nelle strutture militari ucraine. Non si tratta di elementi marginali, visto che il governo li ha integrati nella “operazione antiterroristica” (ATO), cioè l’operazione militare che sta conducendo nell’Ucraina Orientale, nell’ambito della quale membri dell’organizzazione criminale neonazista Assemblea Social-Nazionale/Patrioti dell’Ucraina (SNA-PU) comandano il battaglione Azov. Altrettanto preoccupante è il fatto che i principali media ucraini, così come molti osservatori stranieri, tacciano su questi elementi o presentino le loro azioni come se fossero semplicemente opera di “balordi anonimi”. E’ chiaro che il clima di patriottismo che si sta diffondendo in Ucraina dopo l’ascesa al potere dell’oligarca Petro Poroshenko e i successi militari conseguiti dall’ATO si sta trasformando in molti settori in un ultranazionalismo revanscista che apre larghi spazi a questi fascisti. Si tratta di forze di piccole dimensioni, dell’ordine di alcune decine o al massimo un paio di centinaia di persone, la cui forza numerica è di per sé di scarso rilievo: se Poroshenko e il governo ucraino le tollerano e le utilizzano per le proprie operazioni non è quindi per motivi militari, bensì perché evidentemente intendono tenersi l’arma del neofascismo come variante di riserva da giocare all’occasione, a seconda dell’evolversi della situazione. Una carta che in realtà è già in gioco visto che il battaglione Azov sta svolgendo un ruolo non secondario nell’ambito dell’ATO.

Il 25 giugno a Kiev non si è tenuto il previsto Gay Pride. La polizia non ha concesso l’autorizzazione per il suo svolgimento, affermando di non essere in grado di garantirne la sicurezza. Che la polizia non sia in grado di garantire la sicurezza di una pacifica manifestazione (cosa alla quale ovviamente non crediamo) è già di per se stesso un indice preoccupante. Inoltre, la stessa polizia ha accuratamente evitato di denunciare chi sono i soggetti che minacciano l’incolumità fisica di coloro che intendevano prendere parte al Gay Pride: il risultato è che il diritto di manifestare è stato negato, mentre chi lo minaccia viene tollerato e coperto dalle autorità. In parallelo alla polizia si è fatto sentire anche il neoeletto sindaco di Kiev, Vitaliy Klichko, il quale ha chiesto anch’egli che non si tenesse il Gay Pride, adducendo motivi pretestuosi (il “momento drammatico” per il paese, che tuttavia non impedisce, per esempio, di tenere allegri concerti pop nella capitale). A tutti è chiaro che se il Gay Pride non si è tenuto è perché gruppi dell’estrema destra lo avrebbero aggredito, e le autorità ucraine evidentemente non vogliono scontarsi con questi ultimi, visto che fanno parte delle loro stesse strutture militari. Ovviamente il divieto non ha in alcun modo placato i neofascisti, anzi, li ha sicuramente stimolati a passare all’azione, vista la serie di eventi violenti che li hanno visti protagonisti: il 26 giugno è stata attaccata la riunione della Federazione dei Sindacati dell’Ucraina presso l’hotel Tourist, il 5 luglio mattina è stato compiuto un violento raid contro il giornale filorusso “Vesti” e il suo direttore, la sera dello stesso 5 luglio neofascisti hanno assaltato il locale gay “Pomada”, il 6 luglio sera sono stati compiuti atti di vandalismo contro lo stesso locale. La sera del 6 luglio, infine, gruppi di neofascisti armati hanno attaccato l’accampamento di Maidan, che tra l’altro le autorità intendo rimuovere entro breve tempo contro la volontà dei suoi occupanti. Sono stati sparati colpi d’arma da fuoco, alcune persone sono rimaste ferite, ma i neofascisti sono stati respinti dalla Samooborona, il servizio d’ordine di Maidan, subito accorsa sul posto. Secondo molti testimoni all’assalto avrebbero preso parte membri della SNA-PU.

Avevamo già affrontato il tema della pericolosità dell’estrema destra ucraina con un dettagliato articolo sul Pravy Sektor scritto immediatamente dopo l’uccisione a fine marzo di Oleksandr Muzichko, un suo leader. Dopo tale data vi è stata per più di un mese una drastica diminuzione delle azioni dei neofascisti ucraini (compensata, su un altro fronte, dalla rapida ascesa dei neofascisti filorussi grazie alla creazione della “Repubblica Popolare di Donetsk”). Alcuni membri del Pravy Sektor hanno preso parte agli eventi terminati con la strage di Odessa del 2 maggio, nell’ambito della quale tuttavia non sembrano avere avuto un ruolo decisivo. Nello stesso periodo un paio di centinaia di membri del Pravy Sektor (per la maggior parte di SNA-PU) hanno cercato di marciare su Piazza dell’Indipendenza (“Maidan”) a Kiev con la richiesta di instaurare un governo militare, ma hanno dovuto ritirarsi dopo essere stati respinti a suon di bastonate dalla Samooborona. La SNA-PU è stata protagonista anche del violento assalto all’ambasciata russa a Kiev il 14 giugno scorso. A livello politico, la SNA-PU si sta sempre più allontanando dal Pravy Sektor (anche se per ora la rottura non si è consumata) per integrarsi nel Partito Radicale di Oleg Lyashko, l’unica forza di estrema destra che ha ottenuto un buon risultato alle elezioni presidenziali del 25 maggio scorso. Uno dei leader della SNA-PU, Igor Mozeychuk, è stato eletto deputato nella Rada cittadina di Kiev per la lista del Partito Radicale.

Data la mancanza di sostegno popolare e l’incapacità, a causa della loro scarsità numerica, di imporsi in scontri di piazza i neofascisti hanno scelto a partire da maggio un’altra strategia, resa loro possibile dall’ATO: quella dell’integrazione nelle strutture militari e repressive dello stato attraverso il battaglione Azov, secondo molte fonti finanziato dall’oligarca “filo-Kiev” Igor Kolomoysky. Il battaglione è salito all’onore delle cronache internazionali il 9 maggio scorso, quando è stato protagonista dell’assurdo bagno di sangue di Mariupol con un’azione che, oltre che per il numero delle vittime, si è rivelata fallimentare anche per l’evidente incapacità militare dei suoi membri. Il battaglione è comandato da Andrey Bileckiy, leader della SNA-Patrioti dell’Ucraina, e ai suoi vertici c’è anche il già citato Igor Mozeychuk. Nella SNA-PU militano anche alcuni membri del gruppo neonazista russo-bielorusso-ucraino Misanthropic Division, che fanno anch’essi parte del battaglione Azov. La Misanthropic Division ha affermato nel social network VKontakte che i suoi uomini, nell’ambito della “operazione antiterroristica”, si occupano non tanto di combattere contro i separatisti filorussi, quanto piuttosto di lottare “contro i rigurgiti della società contemporanea come gli hach [dispregiativo che si riferisce ai caucasici – N.d.T.], i pecoroni, i comunisti, i liberali, gli asiatici e altri simili untermenschen”. Eloquente è anche il programma della stessa SNA-PU, come testimonia per esempio questo brano: “Il nostro nazionalismo è basato sulla razza, è sociale, imperiale, antisistemico (antidemocratico e anticapitalista), autosufficiente, combattente e senza compromessi. Il Social-Nazionalismo ucraino basa la propria ideologia sul massimalismo, sull’egoismo nazional-razziale, sull’amor proprio, sull’intolleranza verso il nemico e l’attivismo, ed è in grado di trasformarsi in un ariete di ferro per distruggere le forze aliene che ostacolano la Nazione ucraina e la Razza Bianca”. Il 30 giugno, cioè alla vigilia delle azioni violente a Kiev, la Misanthropic Division ha annunciato sulla sua pagina VKontakte una nuova rivoluzione in Ucraina: “il fuoco della Rivoluzione Bianca è divampato a Kiev e brucia come un’alba bianca, minacciando di spazzare via tutta la sporcizia dalla nostra terra sofferente”. Come ha commentato sul suo blog Anton Shekhovtsov, esperto ucraino di estrema destra: “La storia moderna ci insegna che ogni collaborazione opportunistica tra le autorità e l’estrema destra alla fine si rivolge contro le stesse autorità e contro la società. Sarebbe ingenuo e infantile ritenere che il “vantaggio” di avere la SNA-PU come partecipante all’ATO sia superiore ai danni. Il vero motivo per cui la SNA-PU partecipa all’ATO ormai ci è chiaro. In un futuro non troppo lontano purtroppo dovremo renderci conto che i democratici ucraini saranno diventati per le bande neonaziste armate gli “altri untermenschen”.

 

(fonti, oltre quelle citate nell’articolo: http://anton-shekhovtsov.blogspot.fr/2014/06/blog-post.html; https://www.facebook.com/aftermaidan?fref=nf; http://maidantranslations.com/2014/07/07/shootout-on-maidan-night-of-july-6-7-2014/ e relativi link contenuti nelle stesse)