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La manifestazione antirazzista di ieri (29 agosto n.d.r.) ha dato indubbiamente un segnale positivo per la ripresa della mobilitazione antirazzista e antifascista anche se ombre ce ne sono state.

Il dato quantitativo, confortato da un colpo d’occhio sicuramente d’effetto (aiutato dal forte restringimento di Piazza San Babila a causa dei lavori per la M4), è assolutamente importante. Difficile fare una stima precisa ma la partecipazione ha superato abbondantemente le 5/6000 persone e quella “percepita”, data la calca, era ancora superiore. Se si tiene conto del sonnecchiante periodo agostano e del fatto che nessuna iniziativa si era mossa sulla questione della nave Diciotti nei giorni precedenti , abbiamo avuto la dimostrazione che esiste ancora un livello di coscienza che potrebbe sbarrare la strada alla reazione montante.

In piazza settori importanti dell’associazionismo solidale, sia laico che cattolico, tutti i centri sociali, tutto l’arco delle organizzazioni e partiti della sinistra più o meno rossa, la CGIL, l’ANPI, l’ARCI, le ACLI e (seppure sottotono) il PD. L’arco delle adesioni conta molte decine di strutture sia politiche che dell’associazionismo. Completamente assente il sindacalismo di base.

Le ombre

La manifestazione, come diciamo nel titolo, ha avuto luci ed ombre. Intanto, per farne la storia, le indizioni sono state due. Inizialmente è stata convocata da una squadra di calcio formata da profughi, la Sant Ambreus FC, costituitasi grazie all’azione di un centro sociale e trovando subito l’adesione dell’aggregato antirazzista Milano Antirazzista Meticcia e Solidale (sigla che raccoglie tutta la galassia della sinistra radicale della città). Successivamente la seconda indizione dei Sentinelli (associazione che si muove sul terreno dei diritti civili e si colloca tra il PD e SEL) e di Insieme Senza Muri (struttura costituitasi a seguito della grande manifestazione antirazzista dello scorso anno – convocata dalla amministrazione comunale – e che fa capo all’assessore piddino ai servizi sociali Majorino).

Ovviamente la seconda convocazione è stata quella che ha trovato spazio sui media e anche la gestione materiale, compresa quella del palco, è poi passata in mano a queste due ultime sigle. Così dal palco nessuna parola è arrivata contro le responsabilità dei governi precedenti che hanno aperto la strada a Salvini e Majorino, leggendo la lettera di una ONG che denuncia la situazione dei profughi in Libia, si dimentica di dire che è stato il suo Minniti a stringere l’accordo con il governo fantoccio e torturatore di quel paese. Ancora più grave che sul palco ad un certo momento sia apparso il sindaco di Ventimiglia (si proprio quello della ordinanza che impedisce di dare cibo ai profughi) rendendo chiaro qual’è l’antirazzismo a cui pensa l’amministrazione comunale milanese (del resto è la stessa amministrazione che ha avviato la pratica del “lavoro volontario gratuito” dei profughi).

Ma è Laura Boldrini, applauditissima dalla sua clacque, che disvela il retropensiero politico. Dice che “il centrosinistra deve «ripartire da qui» e che per le elezioni europee sarebbe saggio che il campo progressista si organizzasse in un’unica lista senza simboli di partito né candidati politici. Un po’ come accade qui in piazza San Babila. Uniti al di là delle divisioni”.

Non è un caso infatti che il sindaco di Milano Sala (che negli ultimi tempi del governo Renzi tendeva a prenderne le distanze), da molti mesi cerchi di accreditarsi come l’antisalvini attraverso dichiarazioni di fuoco contro il ministro dell’interno e fantasiosi progetti di risanamento delle periferie popolari (salvo continuare a eseguire sgomberi contro le famiglie occupanti di case). Molto spesso viene presentato proprio come il candidato ideale per il “campo progressista”… sia mai che lo ritroviamo proprio a capo di un nuovo (sich) centrosinistra.

Le luci

Ma la piazza non è stata succube come si voleva. Anche se le condizioni materiali hanno reso difficile alla gran parte degli intervenuti e intervenute di seguire quello che succedeva sul palco (il caldo, ma soprattutto una amplificazione assolutamente inefficiente, impedivano di poter ascoltare gli oratori), la presenza del sindaco di Ventimiglia ha fatto saltare il banco. E’ quindi partito un corteo, che ha raccolto gran parte della piazza presente a quel momento, guidato dallo spezzone dei centri sociali con alla testa la Banda Degli Ottoni a Scoppio (una volta tanto tutti uniti in una iniziativa comune), con la partecipazione degli anarchici della FAI (che, come Sinistra Anticapitalista, erano in piazza senza aver dato l’adesione alla manifestazione proprio per le ambiguità sopra esposte), del PRC, di Sinistra Anticapitalista, di Potere al Popolo (che aveva prodotto un comunicato molto netto sulla manifestazione), ma anche di molte associazioni e antirazzisti. Più di duemila persone hanno percorso Corso Venezia con slogan contro Salvini ma anche contro Minniti e hanno concluso la manifestazione dandosi appuntamento per una riunione cittadina finalizzata a costruire un movimento contro il rinato centro di identificazione dei profughi di Via Corelli, centro che Salvini vuole realizzare ma che è stato istituito da Minniti e dal suo infame decreto.

Concludendo

Vi sono compagni e compagne, tra cui abbiamo già citato quelli e quelle del sindacalismo di base, che non sono intervenuti alla manifestazione per “non confondersi con il PD”. Comprendiamo il sentimento e concordiamo con la critica totale al PD e alle sue politiche securitarie e liberticide. Ma proprio per questo è suicida non contendere la piazza a chi vuole usare l’antirazzismo come un belletto sotto cui nascondere il sostegno totale al ruolo mortifero del capitalismo nostrano. Tanto più se non si è in grado di muovere iniziative alternative significative.

Se non fossimo stati in piazza ieri sarebbe passato solo e semplicemente il messaggio ambiguo di Maiorino e della Boldrini. Fortunatamente così non è stato.

La manifestazione ha dimostrato che il settore radicale dell’antirazzismo milanese è ampio e che una iniziativa decisa può mettere in serie difficoltà chi continua a mantenere ambiguità e pratica un antirazzismo solo di facciata. Si può contendere il terreno a chi cerca di nascondere qual’è la vera origine del fenomeno dell’immigrazione e della fuga dai paesi poveri, a chi finge di voler aiutare i “poveri del mondo” per nascondere il ruolo mortifero del liberismo sfrenato e delle politiche di austerità che ha attuato fino a ieri e che è pronto a riprendere.

La strada è aperta e percorribile, ma possiamo farlo solo se costruiamo il fronte più ampio possibile, nella chiarezza dei contenuti ovviamente.

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