La tragedia del Brasile deve finire. Il perpetuarsi della morte dei malati di covid [oltre 450.000 morti e il 25 maggio, comparsa a San Paolo di una specifica variante P1], la lentezza della vaccinazione [solo il 10% della popolazione ha ricevuto le due dosi], il ritorno della fame , la disoccupazione record, gli omicidi dei neri e dei poveri, la distruzione accelerata dell’ambiente, il massacro delle popolazioni indigene non sono tollerabili. È necessario porre fine a questo, immediatamente. Non possiamo aspettare le elezioni dell’ottobre 2022. Per salvare vite umane, Bolsonaro deve essere rovesciato il più rapidamente possibile. Questo è il compito fondamentale e urgente. Niente è più importante.
La sinistra deve concentrare i suoi sforzi sulla campagna “via Bolsonaro” (Fora Bolsonaro) e per le rivendicazioni essenziali: cibo in tavola, vaccinazioni e lavoro dignitoso.
È tempo di sperimentare, con tutte le cautele necessarie, il ritorno in piazza, come ha fatto il movimento nero il 13 maggio, in ripudio della strage nella comunità di Jacarezinho. Perché, senza movimento popolare nelle strade, la possibilità della rimozione di Bolsonaro diminuisce notevolmente. Perciò,le mobilitazioni del 26 [mobilitazione per la vaccinazione e contro la fame] e del 29 maggio [mobilitazione con lo slogan centrale: via Bolsonaro], che sono chiamate dallo spazio unitario della campagna Fora Bolsonaro, devono essere attivamente costruite.
L’unità delle lotte, per far cadere Bolsonaro, deve essere la priorità numero uno dei partiti di sinistra, dei fronti dei movimenti sociali, dei centri sindacali, dei movimenti neri, femministi, LGBT, indigeni e studenteschi. Non dobbiamo sottovalutare il nemico. Seppur accusato e messo alle strette, Bolsonaro minaccia ancora, mobilitando la sua base sociale di estrema destra [come il 23 maggio a Rio una grande parata di motociclisti, a fianco dell’ex ministro della Salute generale Pazuello, in occasione di un’inchiesta parlamentare sulla gestione del la pandemia] e accentuando le minacce di golpe. La sinistra non può “credere” che Bolsonaro rispetterà le regole del gioco fino al 2022. Più sarà indebolito e molestato, più si radicalizzarà.
Pertanto, la forza della mobilitazione sociale della sinistra è fondamentale per contrastare le minacce dell’estrema destra neofascista. Dobbiamo fare pressioni sul Congresso, che ora ha tra le mani le prove raccolte dalla Cpi (Commissione parlamentare d’inchiesta) sul covid, perché apra immediatamente l’atto d’accusa del presidente per genocidio. In questo senso l’ex presidente Lula, che guida i sondaggi e gode di un’enorme influenza popolare, dovrebbe mettere tutto il suo peso politico nella campagna volta a portare in piazza ampi settori sul tema “Fuori Bolsonaro”.
Costruire un’alternativa elettorale unitaria di sinistra, senza alleanze con la destra
Oltre al Fronte di Sinistra per le Lotte, è importante preparare la battaglia per l’alternativa politica al potere, che è già all’ordine del giorno. Nonostante le elezioni siano lontane, la successione di Bolsonaro è già oggetto di ampio dibattito nella società.
L’estrema destra ha già il suo candidato, vuole rieleggere il suo comandante genocida. Da parte sua, la destra tradizionale e i cosiddetti partiti di centro cercano una cosiddetta “terza via” di fronte alla polarizzazione tra Lula e Bolsonaro. Ma si trovano, per il momento, in una grande difficoltà ad avere un candidato competitivo – João Doria [governatore dello Stato di San Paolo, membro del PSDB], Ciro Gomes [ex deputato federale, membro del PDT, candidato in le elezioni presidenziali del 2018], Sergio Moro [ex ministro della Giustizia gennaio 2019-aprile 2020], Luciano Huck [uomo d’affari nei media] e Luiz Henrique Mandetta [ex ministro della Salute di Bolsonaro] ottengono scarsi risultati nei sondaggi. La strategia della dirigenza maggioritaria del PT è quella di consolidare la leadership elettorale di Lula, stringendo alleanze più ampie con settori del centro e della destra.
In questo scenario, quale dovrebbe essere la posizione del PSOL?
Riteniamo che il compito principale del partito debba essere la lotta per il Fronte di sinistra anche in campo elettorale. Vale a dire, la costruzione di un’alternativa che coinvolga tutti i partiti di sinistra (PT, PSOL, PCdoB, PCB, Unidad popular pelo Socialismo-UP e PSTU), i movimenti sociali, il movimento nero, il movimento femminista, i sindacati, gli indigeni e movimento ambientalista, tra gli altri settori popolari. Un’alternativa elettorale unitaria che rappresenta ed esprime la stragrande maggioranza del popolo brasiliano.
L’unità della sinistra – nelle lotte e nelle elezioni – è una necessità per affrontare e superare il pericolo neofascista rappresentato da Bolsonaro. In questo senso, crediamo che sia un errore lanciare la pre-candidatura presidenziale del PSOL in questo momento, qualunque sia il suo nome. Perché questa, ovviamente, sarà vista come una mossa che divide e indebolisce la sinistra nello scontro con Bolsonaro.
Crediamo, inoltre, che l’unità necessaria e urgente della sinistra non debba estendersi ai settori della destra e del centro della borghesia brasiliana, come auspicano la direzione maggioritaria del PT e di Lula. Bisogna imparare la lezione del golpe parlamentare contro Dilma Rousseff nel 2016. Tentare di riallacciare alleanze con settori golpisti è un errore che potrebbe costare ancora una volta, nel breve e nel lungo periodo.
A breve termine, queste coalizioni con i segmenti di destra, se realizzate, significheranno quasi sicuramente abbassare il programma a un livello accettabile per la classe dirigente brasiliana. Un programma di sinistra dovrebbe, ad esempio, difendere l’abrogazione del tetto alla spesa [regola adottata da Michel Temer] e l’abrogazione delle controriforme della previdenza sociale e della legislazione del lavoro; l’istituzione di un reddito di base dignitoso per porre fine alla povertà; l’aumento reale del salario minimo; un aumento significativo degli investimenti pubblici in sanità, istruzione, scienza e tecnologia; la smilitarizzazione della polizia; la tassazione dei grandi patrimoni e dei profitti aziendali; la realizzazione di un piano di opere pubbliche sociali per la creazione di posti di lavoro;l’attuazione di una riforma agraria e urbanistica per dare terreni e case a chi ne ha bisogno… tra i punti concreti. Queste misure sarebbero accettate in una candidatura Lula con settori di destra e grandi imprenditori? Pensiamo di no.
Inoltre, alleanze con gli ex golpisti rappresenterebbero il rischio, in caso di successo elettorale, di un nuovo tradimento (ricordiamo che Temer era il vicepresidente di Rousseff), della messa in scena di un nuovo colpo di Stato, nel caso in cui Lula si opponesse alle rivendicazioni della borghesia in un contesto di crisi. Di conseguenza, le alleanze con la destra, in nome di una più facile vittoria elettorale, minano il programma della sinistra, costringendo a rinunciare a progressivi cambiamenti strutturali. Metterebbero la governabilità nelle mani di questi settori infidi e inaffidabili.
Siamo quindi a favore di una candidatura unitaria della sinistra, senza alleanza con i golpisti e con un programma di trasformazioni strutturali che capovolga l’eredità del colpo di stato e risponda alle rivendicazioni più sentite delle masse lavoratrici e degli oppressi, a cominciare dalla garanzia della vita, del lavoro, del salario e della casa. A nostro avviso, il PSOL deve impegnarsi in questa battaglia: l’unità della sinistra per rovesciare Bolsonaro nelle strade e nelle elezioni, presentando un’alternativa di potere per e con la classe operaia e i poveri.
*Editoriale del sito Esquerda Online, organo della tendenza Resistencia del PSOL, 20 maggio 2021