Il 18 febbraio 2015 il parlamento greco ha eletto presidente della Repubblica, per la durata di cinque anni, Prokopis Pavlopulos,[1] con 233 voti, espressi da Nuova Democrazia e da Syriza. Il PC (KKE) e Alba Dorata hanno votato “presente”, che equivale al non-voto per il candidato presentato dal governo. To Potamì (Il Fiume), d’accordo con il Pasok (Movimento socialista panellenico) ha presentato Nikos Alivizatos, che ha avuto 30 voti.
Gianna Gaitani, deputata di Salonicco e aderente a Dea (Sinistra operaia internazionalista), si è rifiutata di avallare la scelta della direzione di Syriza, votando “assente”. Il sostegno di numerosissimi iscritti di Syriza al suo comportamento (ha dovuto resistere alla fortissima pressione di Tsipras) è molto importante e assumerà per intero il suo significato nel dibattito che si sta svolgendo (19 febbraio) in seno a Syriza, un dibattito che si incentra su quel che il quotidiano francese on line La Tribunecosì descrive: «Senza che ci sia una “capitolazione” completa come certuni la definiscono, il governo di Alexis Tsiras ha ceduto su punti importanti: il riconoscimento degli impegni precedenti e il rifiuto di “ogni atto unilaterale”». Pubblichiamo di seguito l’articolo di Grigoris Demestichas, membro di Syriza e di Dea, che inserisce la nomina del presidente nella dinamica politica in corso dopo il 25 gennaio, puntualizzando l’aspetto del “simbolico” della funzione presidenziale.
Mentre i “prestatori di fondi” mostrano i denti, l’UE manda un ultimatum che esige sia annullato il contenuto economico e politico delle elezioni del 25 gennaio. Il che significa che i punti di vista di chi aveva promesso un accordo facile con la controparte risultano animati da illusioni utopiche. Ogni decisione politica del governo, la cui colonna vertebrale è Syriza, diventa importante.
La scelta del presidente della Repubblica che proporrà il gruppo dei deputati di Syriza non è semplicemente un gesto altamente simbolico, ma chiarisce la strategia di fronte alle grandi sfide future. La scelta da parte della sinistra di un presidente che capti la fiducia del mondo del lavoro, che indichi il proseguimento del percorso che ha portato agli sconvolgimenti politici del 25 gennaio, che si ricolleghi a quella sensibilità democratica che i prestatori provocano senza vergogna comporta, da parte di Syriza, che invii vari messaggi: uno riguarda l’impegno nella battaglia anti-austerità; l’altro lo scontro con la classe dirigente greca; un altro ancora la coerenza della messa in discussione della disciplina in seno alla “catena imperialista euro-atlantica”…
Al posto di questo, un presidente di centro destra o di destra significherebbe la priorità data alla ricerca di un compromesso con il sistema su scala nazionale e internazionale. E questa ricerca può minare la fiducia popolare verso il governo uscito dal voto del 25 gennaio.
Panos Kammenos, il leader dei Greci Indipendenti e ministro della Difesa, ha prospettato direttamente lo scenario di “coabitazione”, vale a dire che un governo con Syriza come pilastro potrebbe coabitare con un presidente di centro destra, addirittura suggerendo per questo incarico la “papessa” del neoliberismo, Dora Bakoyanni![2] È evidente che questo genere di proposta trasforma Syriza in ostaggio di frange della destra. Anel (Greci Indipendenti), Bakoyanni, Avramopulos, Pavlopulos,[3] ecc. Punto dopo punto, così si tratteggia la prospettiva di rovesciamento del governo quando e se la ricomposizione della destra lo randa possibile e necessario…
Una tale proposta (quali che ne siano le varianti e da dovunque provengano) mette direttamente in questione (e anche prima che finisca febbraio!) la profondità del cambiamento governativo rispetto al 25 gennaio. La popolazione ha votato per il partito della sinistra radicale perché rovesci la politica di austerità dei memoranda. Non ha votato per un fronte centro sinistra-centro destra che non può che far rivivere l’austerità inerente ai memoranda con presunti ritocchi dal volto umano.
I seguaci di questo punto di vista all’interno di Syriza invocano la necessità di “consenso” di fronte alle difficoltà. È il contrario dell’esperienza essenziale e fin qui vincente di Syriza, che ha raccolto intorno alla coalizione radicale un vasto consenso dei lavoratori e delle masse popolari seguendo un indirizzo politico di sinistra radicale. Viceversa, la politica tendente a costruire un largo consenso attraverso alleanze e politiche contro natura è stata testata da Dimar (Sinistra democratica), con i risultati oggi noti [la formazione di Sotis Kuvelis – che ha rotto con Syriza – non ha eletti].
È bene ricordare che il ruolo del presidente non è solo simbolico. Secondo la Costituzione, il presidente ha la possibilità di “rinviare” progetti di legge, convocare un Consiglio di dirigenti politici, ha cioè la possibilità di prendere iniziative altamente politiche. In condizioni di crisi, può diventare il locum tenens (luogotenente) della stabilità del regime, il che equivale a una spada di Damocle sulla testa del governo di sinistra che non ha i 151 seggi in parlamento [la maggioranza assoluta, su 300].
P. S.Mentre stava andando in stampa il quindicinale Workers Left; è stata resa nota la proposta di Alexis Tsipras avanzata al gruppo parlamentare di Syriza (e non al Comitato centrale di Syriza o alla segreteria politica) per l’incarico di presidente della Repubblica. Si tratta di Prokopis Pavlopulos, membro di Nuova Democrazia.
È una proposta in diretta contrapposizione con le decisioni di decine di organizzazioni di base e di comitati regionali nonché del Comitato centrale dei Giovani di Syriza, che respingono la proposta di un candidato proveniente dalla destra. Questi militanti e queste istanze propongono un candidato della sinistra o dell’ampia corrente progressista.
Noi siamo impegnati da queste decisioni e continueremo a batterci.
[1] Prokopis Pavlopulos , membro di ND, ha fatto parte dei governi di Karamanlis (dal 2004 al 2009), al potere quando Alexandros Grigoropulos venne ucciso dalla polizia: un crimine che ha dato luogo a importanti mobilitazioni della sinistra e della stessa Syriza.
[2] Dora Bakoyanni, deputata di ND, è stata sindaco d’Atene durante le Olimpiadi, lastricate di scandali per corruzione. È la figlia del dirigente storico della destra, Constantinos Mitsotakis. È una delle candidate alla direzione di ND.
[3] Dimitris Avramopoulos è commissario europeo, per cui ha partecipato di fatto a tutta la politica dei memoranda. È membro di ND. Proposto da Tsipras, è stato ritirato sotto la pressione della sinistra di Syriza.