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Secondo laRegione, tira aria di maretta tra il CdA di AIL SA e il Comune di Lugano. Il CdA non vedrebbe di buon occhio la presenza del responsabile delle finanze, temendo pressioni per usare i fondi dell’azienda elettrica – ricchissima – a favore delle casse comunali, sempre più vuote.
È una lotta per la “roba”, visto che AIL è un vero e proprio forziere, che custodisce un tesoro da 180 milioni di franchi. La trasformazione, anni fa, in società anonima di diritto privato permette alla società di privilegiare i propri obiettivi finanziari, operando in totale autonomia dalla politica.
E la “sete di denaro” del Municipio? Non è che il sintomo di una politica interamente piegata agli interessi imprenditoriali, il cui prezzo diventa sempre più insostenibile per la collettività.
Una sola certezza: i “cittadini-clienti” di AIL SA continueranno a pagare tariffe elettriche salate per riempire il forziere, indipendentemente da chi, alla fine, ne deterrà le chiavi.
I radar vanno combattuti: da sempre un mantra della Lega. Con il passare del tempo, visto il ruolo di protagonista che nella vicenda assume Norman Gobbi, questa opposizione ai radar è venuta via via scemando. Ma eccola ora ripresa alla grande con la Lega che esprime “Un grande grazie alla Polizia cantonale, che con costanza e professionalità continua a tenere sotto controllo questi pirati della strada”. Ma, attenzione, si tratta di un radar patriottico. Infatti sono “pirati di importazione” e con “le strade del nostro Cantone sono state teatro dell’ennesima invasione di piloti d’importazione, con targhe italiane e piedi pesanti”. Quindi, un sì convinto ai radar, a condizione che svolgano un ruolo patriottico. Patriottici e anche misogini: non senza compiacimento si fa notare che tre dei quattro pirati beccati erano donne…
Il Municipio di Bellinzona non esita a impugnare l’arma del diritto. Lo fece contro due giovani giornaliste RSI per aver raccontato la realtà nella casa anziani di Sementina durante il Covid. Perso il caso, si è poi scagliato contro Matteo Pronzini, colpevole di aver usato toni forti nel commentare. Anche qui, nulla da fare. Ora è la volta di un imprenditore che, per protesta, ha imbrattato con vernice rossa l’ufficio del sindaco. Querela respinta: firmata solo dal segretario comunale e presentata a nome del Municipio, non della Città. Ma Branda & Co. non mollano: valuteranno “in dettaglio” la decisione del giudice.
Non c’è decisione di Tribunale che tenga! Con un piglio un po’ trumpiano, governo e DECS hanno rinominato le stesse persone alla testa della SIMS , malgrado l’annullamento della prima decisione. Vedremo come, questa volta, avranno esplicitato meglio le loro valutazioni. Detto questo, il problema, tutto politico, di una scelta che ha suscitato contrarietà, amarezza e incomprensione nel mondo della scuola è ancora tutto lì, tutto intero. Ma questo sembra non interessare alla direttrice del DECS, che tira dritto, costi quel che costi.
Significativo che nella stessa seduta del Consiglio comunale di Lugano, la maggioranza (in un caso addirittura alla quasi unanimità) abbia deciso di spendere 114,5 milioni per rilevare il nuovo stadio di calcio in costruzione e abbia respinto una risoluzione che chiedeva di riaprire la piscina di Carona (tra i 280’000 e i 467’000 franchi per le varianti minima e massima per gli interventi di manutenzione necessari alla riapertura). La dice lunga su come sia oggi governata Lugano.